di Marita Fonti

Ogni giorno ad Ambalakilonga transitano moltissime persone e ognuna di queste arriva qui per passare del tempo dedicato a uno dei tantissimi progetti che portiamo avanti sia come ESF che come volontarie di Servizio Civile. È un luogo in costante evoluzione dove le opportunità sono infinite, basta avere voglia di mettersi in gioco: proprio così è nato il dopo scuola con i ragazzi e le ragazze di Ankofafa, il quartiere che ospita Ambalaki.
Questo gennaio abbiamo aperto il nostro cancello a 27 ragazzi e ragazze che ogni pomeriggio arrivano per dare vita alla sala studio che prima era utilizzata solamente la sera dai ragazzi della comunità. Lo studio inizia alle 14 ma puntuali come degli orologi svizzeri alle 13:10 arrivano Abdul e Pascal che occupano il calcio balilla con la pallina che si portano appositamente da casa, visto che quella dei ragazzi sparisce spesso in ufficio educatori per una punizione o l’altra. Subito dopo arriva Zara con la sua gonna in tulle grigia e il suo sorriso a 32 denti che ci chiede di mettere la musica perché ha un nuovo balletto da insegnarci sulle note di Caesar. Pian piano arrivano anche gli altri e si inizia a giocare anche a calcio e a basket. Io il più delle volte sono braccata da Francia che mi acconcia i capelli in trecce e codini di tutte le forme.
Finalmente arrivano anche le tre maestre e le due educatrici e si inizia a studiare tutti insieme: alla lavagna risolviamo moltiplicazioni e divisioni, disegniamo pesci e tutte le loro branchie, coniughiamo verbi in francese e scopriamo quante mele di possono comprare con 6.000Ar al mercato. Questi ragazzi frequentano la scuola pubblica con classi da 70/80 alunni e non sono abituati a essere seguiti con cura e attenzione. Al dopo scuola invece hanno l’opportunità di sbagliare e mettersi in gioco seguiti dalle capaci mani delle operatrici che lavorano con loro.

Il venerdì pomeriggio è diverso dagli altri perché non apriamo quaderni e libri ma stappiamo pennarelli, temperiamo matite e ci sporchiamo le mani con le tempere. Diamo vita a piccoli laboratori creativi e ludici così che possano esprimere la loro creatività e svagarsi con il gioco abitando così la caffetteria e il terreno facendo vivere a pieno tutti gli spazi di Ambalakilonga. Abbiamo già creato tante opere che sono appese sui muri delle loro case come se fossero dei musei in miniatura.


Il mio ruolo al dopo scuola è quello della presenza, dell’accoglienza e nel vedere ognuno di loro e aiutarli a far splendere le proprie attitudini grazie alle maestre e alle educatrici. Accendo radio, colpisco palloni, porto l’acqua e faccio tantissime foto: in questi piccoli gesti li faccio sentire importanti. Quando li vedo entrare ad Ambalakilonga sono serena perché per loro è uno spazio protetto dove essere adolescenti e lasciare il ruolo di sorella o fratello maggiore o le mille responsabilità che hanno al di fuori di qui.

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