di Ludovica Pascoli

“Nella nostra vita, tante cose possiamo cercarle da soli ma non la felicità: la felicità può essere cercata e trovata solo con gli altri” (Enzo Bianchi)

In questa società moderna, in cui il valore dell’uomo e suoi diritti vengono costantemente messi in discussione, le relazioni diventano sempre più superficiali facendo emergere così un’individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista, mi chiedo come facciamo a ricercare la felicità con l’aiuto degli altri.

C’è una casa, però, chiamarla comunità sarebbe troppo riduttivo, a pochi chilometri da Portoferraio, nell’isola d’Elba, immersa nel verde in cui sembra che il tempo si sia fermato e si possono ritrovare quei valori che pensavamo fossero perduti per sempre come l’accoglienza, la solidarietà, il volersi bene, la condivisione; un luogo in cui l’importanza dell’uomo rimane lì, sempre, al primo posto.

Ragazzi che arrivano dal centro e dal nord italia per incontrarsi ed intraprendere un percorso insieme. Non tutti si conoscono ma questo non importa e non importa neppure il colore della pelle, se bianca o nera , se uno è alto o basso o se è piccolo o grande: gli si tende la mano, lo si sostiene e aiuta come se fosse un fratello. Questo lo spirito con cui subito inizia il campus, tanto atteso da me, dagli altri educatori, dai ragazzi. Insieme, ridiamo scherziamo e ci divertiamo tra giochi e riflessioni; parliamo e ci ascoltiamo.

Maschere che pian piano, giorno dopo giorno scendono e rimane solo l’essenza di quello che siamo: persone, esseri umani con delle fragilità, debolezze, ognuno con i propri vissuti, le proprie storie ma portatori di una bellezza inconfondibile di chi sta cercando di combattere i propri limiti e lasciare quelle paure e zavorre che non gli hanno permesso di aprirsi agli altri come avrebbero voluto.
Un cerchio, un gruppo di persone, presenti e accoglienti, che entra in punta di piedi; occhi lucidi che parlano, mani che sorreggono il capo e parole rotte dall’emozione che entrano nello stomaco come un vortice inaspettato.

Abbracci sinceri, profondi, che ti fanno sentire amati, e ti fanno capire che lì, in quel percorso, non si è da soli ma solo attraverso l’aiuto di tutti si riesce ad affrontare quella strada in salita, ricca di buche e ostacoli che è la vita. Un cammino lungo ma una volta arrivati in cima possiamo godere con stupore e meraviglia tutto ciò che di bello abbiamo attorno, raggiungendo così i propri sogni e perché no, la propria felicità.

Rimango lì, impietrita nel ripensare quanta maturità e profondità ci sia in ragazzi così giovani, un’autenticità che mi fa ben sperare nel futuro e che di persone vere ce ne siano e saranno ancora. Perché voi, nonostante le difficoltà che avete avuto, siete e sarete la testimonianza di quanto l’altro sia fondamentale per ognuno di noi, per crescere e risollevarsi ma sopratutto che i gesti e valori quelli veri e genuini porteranno sempre del bene.

Porterò ognuno di voi nella testa e nel cuore e non so cosa possa avervi lasciato ma sicuramente mi avete dato più di quanto io abbia fatto con voi. Mi avete insegnato che prima di voler bene agli altri, dobbiamo voler bene a noi stessi.
Siete stati una bella ventata di aria fresca nella mia vita e ora che sono a casa, una canzone, “Sunny” risuona continuamente nella mia testa che forse ha segnato inconsciamente questi giorni e vorrei che arrivasse a tutti i ragazzi con l’augurio che ognuno di voi possa trovare l’energia ed il “sole” per continuare a camminare insieme, gli uni accanto agli altri.

“sunny, you smiled at me and really eased the paind. The dark days are gone, and the bright day are here” (Bobby Hebb).

 

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