di Vincenza Bonavoglia Il tempo alla Mammoletta scorre in modo diverso: arrivi e dopo pochissimo ti sembra di essere sempre stato lì, eppure quando poi è il momento di andare via ti sembra che il tempo ti sia volato. Me lo sono immaginato spesso a forma di fisarmonica, questo tempo di dieci giorni che ho avuto la fortuna di trascorrere alla Mammoletta: momenti in cui la fisarmonica si stringeva e ci sentivamo tutti così uniti, così vicini tra di noi, alternati...
Scritto da Gabriella Ballarini Seduta al tavolo di lavoro della casa in cui sono nata, rimetto la playlist delle nostre due settimane di Campus a Milano, apro il quaderno e inizio a rileggere. Il quaderno riporta subito un disegno di David che racconta il concetto di Comunità e dice: amici, consapevolezza, responsabilità, coscienza, solitudine, fiducia, solitudine, amore, ruoli, confine, straniero, relazione, ruoli, organizzazione, nutrimento, condividere. Dalla cassa arriva Marracash che dice: Guardando quei problemi grossi che si fanno enormiQuelli brutti sono diventati...
Scritto da Mariavittoria Sarnataro La Mammoletta è un posto magico fatto da persone coraggiose per altre persone coraggiose. Nel mondo fuori per prendere coraggio si indossa qualcosa: maschere, armature, ruoli. Qui invece bastano una manciata di ore per rendersi conto che funziona diversamente. Già dalle prime attività le riflessioni e gli interventi dei ragazzi e ragazze che questo luogo lo vivono da qualche anno lasciano di stucco per la profondità, consapevolezza e coraggio. Ci sono, si mettono in gioco, si espongono. “Il mio labirinto a...
Scritto da Giulia Dominici Viale Marotta n. 20 è stata la mia casa per due settimane, viale Marotta n.20 è stato il luogo dove si sono incrociate tante strade, tutte diverse, eppure tutte, con arrivo proprio in viale Marotta n.20. Come ti senti oggi? Timido, felice, ansioso, un lupo! Siamo grandi quanto un foglio, e allora ti accorgi di quanto è gigante un foglio, ci puoi mettere tutto sul quel foglio, pitture, mani, sorrisi, mescolare i colori e crearne di nuovi, “come...
Scritto da Ilaria Stragapede Il diario, la stampante per le nostre istantanee. I giornali, quelli pensati per le attività e i colori. La nostra fedelissima barchetta di carta. La citronella, immancabile amica. Sai, era un tavolo magico quello. Sedute, ascoltavamo L. e G. cantare, S. strimpellare la sua chitarra, la campana, quella che ci ricordava di andare a mangiare, A. che ci chiedeva se il suo outfit fosse consono per la serata, E. che ogni tanto decideva di andare a camminare per il bosco, e noi...
Scritto da Flavia De Marchis 12 luglio 2022 Il primo giorno di scuola. Il primo ginocchio sbucciato. La prima notte fuori casa. La prima volta che si guida la macchina. Il primo giorno di campus in Cascina. Le prime volte hanno più o meno lo stesso sapore. Quello dell’incertezza, della curiosità. Quello delle domande: “E’ tutto pronto? Verranno? Cosa facciamo?” Eravamo tutte perfette stamattina. Impeccabili! Indossavamo tutte la stessa maglia, in formazione, come un squadra di calcio. L’aula era già pronta, anch’essa preparata in ogni minimo dettaglio. Avevamo programmato...
di Elisabetta Pagliuca Oggi ci siamo sperimentati nell’acrobatica. Prima la teoria. Le figure dell’acrobatica sono principalmente tre: la base, l’agile, l’assistenza. Il loro ruolo un po’ lo si intuisce dal nome. Ma qualche spiegazione in merito non fa mai male. La base, appunto, sorregge e deve essere solida, ferma, stabile; è il punto di appoggio perché l’agile possa salirci sopra e starci in perfetto equilibrio. E poi c’è l’assistenza; senza assistenza non c’è acrobatica. È la regola. L’assistenza controlla che vada...
di Giulia Bruni Quella notte sulla spiaggia il mare profumava di magia. Canzoni cantate a squarciagola a suon di tamburi e chitarre, alternati a silenzi rispettosi e pieni di parole non dette, ma sentite. Abbiamo ballato, ci siamo raccontati, abbiamo giocato immersi nel buio della sera e abbiamo condiviso insieme il tramonto più bello di tutto il viaggio; il più bello forse perché eravamo proprio noi ad aver creato quell’atmosfera surreale e incantevole o forse perché semplicemente era così che doveva concludersi...
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