Scritto da Giulia Gili

Dal mio diario di viaggio, data 3.08.22

Camminare sempre avanti, senza guardarsi indietro, se non per riconoscere la strada percorsa, per ricordare da dove si era partiti.

Camminare finché si ha fiato, finché i piedi non sono troppo affaticati e doloranti da non reggere più le tue gambe.

Camminare finché il corpo sostiene i tuoi passi.

Camminando, ho scoperto alcuni lati di me che non immaginavo, ho incontrato una me diversa, ho trovato la persona che sono, ho cercato le somiglianze con la persona che avrei voluto essere e con quella che vorrei diventare.

Come gestisco il dolore? Una domanda che mi sono appuntata qualche giorno fa.
Me lo sono chiesta più volte, forse la risposta è: piuttosto male. Ieri ho pianto perché la scarpa sfrega troppo contro il tallone e si è formato un buco davvero doloroso. Sì, lo gestisco male, perché vorrei sentirmi sempre in forma, essere sempre sul pezzo e mi infastidisce provare dolore. Lo vedo come una zavorra per il mio spirito entusiasta della vita.

Eppure, questo dolore ha dato ancora più valore al raggiungimento della cattedrale, alla conclusione di questo percorso, da cui ne sboccherà un altro. Il valore del camminare è per ognuno diverso, unico, ma sempre speciale.

Vorrei ringraziarmi per non aver ceduto, per essere arrivata alla fine, e perché la determinazione e il coraggio, oggi, mi hanno portata fino a Santiago. Incredibile. Più volte ho pensato che non ci sarei mai arrivata, o almeno, non con i miei stessi piedi. Eppure, era lì, davanti a noi, la maestosa cattedrale di Santiago de Compostela. Quella di cui parlano tutti lungo il cammino.  Quella per cui abbiamo camminato, quella che i pellegrini sognano di vedere, e la immaginano percorrendo tutti quei chilometri… la meta che ha diretto i nostri passi.

“Credi nell’invisibile e consegui l’impossibile”, la scritta sulla pietra miliare. Proprio quello che abbiamo fatto noi oggi. Un “ce l’ho fatta” che crea un eco: “ce l’abbiamo fatta”.
Ci siamo dati un obiettivo che poteva sembrare più grande di noi, una meta da raggiungere, che sembrava lontanissima. Ma abbiamo centrato il bersaglio!

Esplosioni entusiaste e sospiri soddisfatti. Persone in piazza che cantano e si abbracciano, pellegrini che baciano il terreno, si gettano ai piedi della cattedrale e ringraziano Dio.

Che straordinaria avventura! Ringrazierò sempre per aver avuto l’opportunità di farla, soprattutto con ESF e con il mio gruppo, che mi ha fatto capire che camminare è importante, ma camminare sullo stesso percorso e fianco a fianco, può renderlo davvero speciale.

Resistere, insistere, raggiungere, raggiungersi… e non stancarsi di progettare ancora nuovi obiettivi.

Che ogni nostro obiettivo, da un O Cebreiro, si trasformi in una Triacastela.

Condividi su: