di Lara Frassine
Osservo i ragazzi che giocano a calcio e non riesco a non pensare alla nostra carovana, non riesco a non pensare al circo tufix, alla fatica di alzarsi tutte le mattine alle 4 e mezza per essere puntuali a scuola, alla gioia dei ragazzi nel vedere i bambini che ridono alle loro scene, che urlano il loro nome da pagliaccio o che vogliono essere truccati come loro. Non riesco a non pensare all’istante in cui si sta uscendo di scena e ci si scambiano sguardi e pugni di buona fortuna ma sopratutto non riesco a non pensare al dietro le quinte.
Dietro le quinte del circo tufix ci sono loro, i ragazzi di casa Juan pablo II, con le loro storie, i loro sogni e le loro debolezze.
Dietro le quinte del circo c’è un ragazzo, la strada era la sua casa, che dolcemente trucca il volto di una bambina: una piccola coroncina di fiori, i petali rosa, il centro verde e tante piccole perline bianche a chiuderla. Delicatamente la trucca e le sfiora il viso, poi le allunga lo specchio perché si possa guardare, si guardano negli occhi felici e sorridono.
Dietro le quinte del circo c’è un ragazzo che tutti i giorni fa il turno di cucina, vuole imparare a cucinare perché quando finirà il percorso la sua bimba sarà ormai nata e vuole dare una mano in casa alla fidanzata.
Dietro le quinte del circo c’è un gruppo di ragazzi che prima di ogni spettacolo si unisce, mani al centro e urla “ni rendita ni retirada”, con coraggio verso i propri obbiettivi senza arrendersi. Quel coraggio che ha permesso loro di combattere ciò che gli stava uccidendo, di uscire dalla strada, il coraggio di farlo per se stessi e per la propria famiglia, quello stesso coraggio con il quale amano da lontano, in silenzio, senza chiedere nulla in cambio. Il coraggio di un ragazzo che rimane fortemente legato ad un amore che non può toccare, non può vedere da sei mesi, ama da lontano la donna che tiene in grembo sua figlia perché sa che in questo modo sta facendo il bene della famiglia e allora in silenzio ama, soffre e pensa, pensa continuamente a come sarà quando saranno tutti e tre insieme sulla spiaggia a guardare il mare.
Dietro alle quinte del circo si scoprono alcuni lati dei ragazzi che spesso rimangono nascosti, è bellissimo vedere che si sciolgono davanti al sorriso di un bambino quando di solito fanno i duri tra di loro, è bellissimo vederli quando si organizzano da soli per fare le attività e i giochi dopo lo spettacolo. Un giorno dopo lo spettacolo abbiamo giocato tutti insieme al gatto e il topo, quando era il loro turno toccavano un bambino e partiva la corsa, fingevano cadute e dolori improvvisi per far vincere i bambini e come veri clown si rialzavano ridendo, loro che di solito hanno sempre bisogno di dimostrare, forse anche a loro stessi, che sono i migliori e che vincono sempre.
Dietro le quinte i ragazzi hanno il diritto di mostrare la parte più umana di loro, quella dolce, fragile che la strada ha sempre insegnato loro a nascondere.
Dietro le quinte del circo ci sono tre ragazzi che hanno lavorato a questo spettacolo per mesi e mesi e che ora finalmente possono vedere i frutti del loro lavoro, sono ragazzi che hanno lottato con le difficoltà della quotidianità, del fare e rifare sempre le stesse scene per mesi interi.
Dietro le quinte ci sono gli educatori che per condividere la quotidianità con i ragazzi si sono allontanati da tutto e tutti.
Dietro le quinte c’è un uomo che porta avanti l’intera comunità, gli ho visto regalare con un solo discorso la forza ai ragazzi di continuare questo percorso e di non mollare. L’ ho visto lottare per la convinzione che tutti possano cambiare, l’ ho visto gridare a tavola ai ragazzi che nessuno deve permettersi di dir loro che non possono farcela, che non possono cambiare. L’ ho visto guardarsi negli occhi con i ragazzi, occhi pieni di lacrime, dolore, amore, gli ho visti cercarsi la mano allungarsi il pugno, in quel pugno c’era il senso di tutto il suo essere lì, quel pugno racconta che nonostante le difficoltà e il giudizio della gente lui è lì per loro. Ho visto un uomo toccare le corde dell’anima di altri uomini con le sole parole, ho visto uomini restare umani.
E poi dietro le quinte ci siamo noi, tre donne in Honduras che hanno vinto tutte le partite di pallavolo contro una squadra di soli uomini e che si sono meritate il rispetto dei ragazzi. Tre donne che hanno lottato per portare avanti il loro essere donne, che si sono prese cura dei ragazzi come sorelle maggiori, che hanno provato a dimostrare che la donna non è solo oggetto di desiderio ma può essere anche amica, confidente, clown, quella che riesce a vincere a calcetto, quella che può imparare a parlare il callejero, quella che riesce a prendersi la sua rivincita e a rubarti la ciabatta.
Dietro le quinte abbiamo sognato, condiviso sogni, li abbiamo scritti, li abbiamo disegnati ma soprattutto li abbiamo vissuti, insieme e il mio cuore è ubriaco d’amore. Chi l’avrebbe mai detto che proprio qui in Honduras, uno dei paesi più pericolosi al mondo, in una comunità maschile avrei trovato così tanto amore, chi l’avrebbe detto che mi avrebbe portato a valorizzare quello che mi aspetta al mio ritorno, la mia quotidianità, i miei affetti, l’amore che mi circonda.
Insomma il vero spettacolo è dietro le quinte.
chiara pino