di Monica Colombo

Buchi.

Terra rossa e buchi.

Queste le prime cose che vedi e senti mentre percorri le strade sterrate di Huambo, seduto sui sedili bassi della parte posteriore di una jeep. Un po’ scomodo, con il busto ruotato, cerchi di guardare fuori e di catturare con lo sguardo tutto ciò che puoi.

Fai fatica. Un po’ per il continuo sali scendi, un po’ per le tante, troppe cose che vorresti guardare e non perdere.

Solchi, a volte piccoli, altre così profondi da non riuscire ad immaginarli pieni, come se fossero parte ormai della strada. Ferite non rimarginabili, profonde e costanti.

Penso a come si siano create quelle ferite, a come siano diventate con il tempo sempre più profonde e irreparabili. Come si siano radicate nel terreno fino a diventare parte del paesaggio.

Per superarle servono ruote grandi e forti. Serve determinazione, serve esperienza. Servono fiducia e speranza.

Penso alle persone che ogni giorno attraversano quelle strade a piedi e superano quei buchi profondi, li aggirano oppure, con determinazione, li oltrepassano proseguendo per il loro cammino e alla fine, forse, raggiungono la metà.

La loro vita è questo. Una continua sfida per superare ostacoli e buchi, che la quotidianità ha reso sempre più profondi e difficili da superare.

Ci penso mentre sono su quella jeep e li ammiro.

Mi sento fortunata per aver avuto la possibilità di percorrere strade più tranquille e semplici, ma mi sento colpevole per aver contribuito in qualche modo a rendere i loro buchi così grandi. Si, ci si sente responsabili quando ci si rende conto di aver avuto tanto dalla vita e di averlo dato per scontato e spesso di averlo sprecato. Ci si sente responsabili quando quei buchi diventano giorno dopo giorno sempre più profondi invece di essere riempiti.

Ma Huambo non è solo buchi, no!

Huambo è fatta anche di porte: tante porte tutte diverse tra di loro, di grandezze diverse, fatte di materiali diversi.  Alcune di essere sono chiuse con grandi lucchetti, altre fragili sembrano poter essere aperte con la forza di un soffio. Alcune robuste danno la sensazione di voler tracciare un confine invalicabile, mentre altre socchiuse ti invitato ad entrare.

All’inizio superarne alcune sembra difficile, i lucchetti sono chiusi e le maniglie dure da piegare, ma con pazienza tutte possono essere aperte.

Per attraversarle ed entrare ci vogliono cautela e rispetto, un po’ di coraggio e di umanità. Ci vuole la voglia di incontrare l’altro senza giudicarlo, di conoscere e farsi conoscere, di apprezzare la diversità e imparare qualcosa da essa. Bisogna sapersi donare ed essere pronti ad accogliere quello che l’altro ci offre, a volte senza neanche saperlo.

Quante porte meravigliose ho aperto a Huambo! E dentro ci ho trovato tanto.

Ho trovato musica e colori, occhi grandi e sorrisi sinceri.

Ho trovato diffidenza e timore, semplicità e fatica.

Ho trovato accoglienza e gioia.

Ho trovato fede e speranza.

Ho trovato un mondo ricco di umanità e dignità che non voglio smettere di incontrare.

Condividi su: