di Francesca Cervo

È passato un anno ed esattamente un anno fa ero pronta ad una partenza.

Mi ricordo di aver legato ben strette le scarpe prima di uscire di casa.
Avevo scarponcini da trekking, quelli che mi hanno sempre accompagnata in ogni dove ed hanno sempre qualche residuo di terra rossa che li rende speciali. Mi fa sorridere pensare a quelle scarpe così strette, come se avessi paura di perderle, come se avessi paura di cadere…
Ricordo di aver controllato i nodi, la mia camminata, di pensare se fossi pronta o no ad uscire. Ecco che le mie gambe si sono mosse, le scarpe hanno fatto i primi passi verso la porta, poi in aeroporto e poi hanno preso il volo.

Oggi mi guardo indietro e non ho più le scarpe qui con me…
perché in questo anno ho imparato a fare i nodi più larghi, togliendo alcune sicurezze e scoprendone di nuove lungo la strada.
Ho slacciato piano piano le scarpe, perché volevo provare, osare…volevo correre.
I vecchi nodi quasi mi soffocavano. I miei passi diventavano sempre più leggeri ogni volta che andavano avanti e indietro, da soli e in compagnia, quando si fermavano a scoprire e capire.

Eccomi dopo un anno, senza le mie scarpe ma con i piedi sicuri di sapere dove sono stati e dove stanno andando.

Mi guardo indietro e cerco le orme di quei passi, il loro ricordo, ma so che il vento le avrà portare via…eppure sorrido, perché sento che le mie gambe percepiscono ancora quei passi e fanno ricordare tutto al cuore. Ed è questo che conta.

Sorrido perché immagino quelle strade ricche di nuovi passi e sono sicura che chi farà nuove orme sorriderà come me ogni volta che si mette in strada.

Ci sono tanti modi per allacciarsi le scarpe e poi c’è chi le scarpe non le allaccia, eppure cammina e devo ringraziare tutti quei piedi scalzi che hanno camminato insieme a me se ora sono qui pronta a mettere un piede avanti l’altro e camminare…leggera…

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