Scritto da Alessia Di Sero

Inizi con degli incontri. Rivedi gli ESF a distanza di mesi e ti accorgi che qualcuno ha rinunciato alla formazione, qualcuno arriva quando la formazione è iniziata da un pò, qualcun altro non pensa di poter fare il viaggio e quindi abbandona.

Già. Il viaggio. Quello proprio. Quello che prende vita alla fine della formazione, quello fatto di una destinazione, di una nascita, di una valigia.

Già. La valigia. Quella diversa. Quella che disorienta, quella che ti chiede di infilarci tutto quello che io in valigia non ho mai messo.

Prima alba per me. È un sole grosso questo ed è rosso. Mi ha svegliato e mi ha abbracciato. E come capita da un po’ di tempo a questa parte per arrivare dal sole si passa per la notte.

Una notte di visti che non arrivano, di voli cancellati e rimandati e chissà se afferrabili.

Dover fare spazio al pensiero di un viaggio che non si farà e che si è sognato da tempo è stato faticoso,  ma alla fine abbiamo preso quell’aereo ancora più carichi  di quanto non lo fossimo già. La paura di perdere questa partenza, il rischio che possa non accadere nulla mi ha fatto attaccare ancora di più alla voglia di andare ed essere qui adesso è un grande regalo. Sto incastrando un pezzo importante nel mio cuore e sa di dolcezza e di semplicità, di mani libere, di tasche vuote e di sorrisi, quello che a volte serve a chi non vive scalzo, a chi non vede almeno per una volta bambini che giocano a fare le case, a chi non vive proprio forse. Chissà. Di certo questo pezzo ha il nome di Angola.

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