Eccoci qui, pronti o quasi, con i nostri zaini già in spalla o temporaneamente sul pavimento,nell’angolo della stanza che preferiamo e dedichiamo alle partenze.
In ufficio stampiamo visti perPaesi lontani, controlliamo polizze assicurative e telefoniamo a chi ci ospiterà e ci sta aspettando datempo e noi da tempo stiamo immaginando.
L’esperienza di viaggio con Educatori senza Frontiererichiede preparazione e pazienza, formazione e coraggio, il mandato è preciso ed è contenuto nelnostro nome. L’educazione e le frontiere: due punti fermi, due coordinate da cui non possiamoprescindere. Spesso, nei nostri dibattiti interni, scherzando ci diamo che tutto sarebbe più semplicese costruissimo case, scuole o ospedali, sarebbe più facile spiegarlo, più semplice essere compresi.Invece noi facciamo “educazione”, anche se “fare” non è il verbo migliore, ci occupiamo dieducazione, ci occupiamo? Non rende l’idea. E allora ecco che sfoglio i nostri diari perchè hobisogno di parole usate e l’educazione diventa l’ideale, l’ambizione, l’auto-educazione.

Questo è dunque l’obiettivo del viaggio, percorrere strade che cambino lo sguardo sulle cose alnostro ritorno, l’ itineranza si fa strumento di comprensione del mondo in cui viviamo partendo dalmondo che è nostro non solo per oppurtunità, ma soprattutto per responsabilità.Ma è tempo di darvi qualche coordinata, dove andremo?Il progetto del Rwanda sta per decollare e quest’anno vedrà impegnati otto educatori ed educatriciche avranno il compito di conoscere i ragazzi di strada che avranno la possibilità di essere inseritinella “casa Exodus” e che lì cominceranno la loro vita comunitaria. Vita comunitaria che inMadagascar ha compiuto ormai i suoi 10 anni e che ospiterà altri 6 volontari e volontarie chesaranno impegnati in animazioni e supporto alla casa di Ambalakilonga.

Il Kenya ci accoglie per il primo anno, una realtà complessa in cui don Luciano ci giuderà e ciaiuterà a compredere tempi e modi e in cui noi supporteremo gli educatori con corsi di formazione eanimazioni educative. Claudia è già arrivata in Brasile, a Porto Alegre e sta attendendo l’arrivo dellesue compagne di viaggio con cui, insieme, svolgeranno attività nel Centro educativo di Restingacon cui Esf collabora ormai da tre anni.

L’Honduras ci accoglie anche questo mese di agosto, ElParaiso sarà lo scenario in cui le nostre educatrici avranno il privilegio di conoscere i ragazzi dellacomunità Juan Pablo II e di gettare le basi per l’inizio del prossimo progetto “il grande albero”, unacasa di accoglienza per ragazze vittime di abusi.

Non resta che partire. Perchè? Per tornare.

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