Come ogni anno anche questo mese di Ottobre 2010 ci vede impegnati nei preparativi del nuovo corso di formazione. Ma cos’è per noi la formazione? Tante volte ce lo chiediamo, troppe volte me lo chiedo e spero sempre di non avere un’unica risposta, spero sempre di non fermarmi a quello che siamo stati fino ad oggi e di spingermi invece più avanti. Negli anni molti educatori e educatrici si sono avvicendati, hanno portato le loro storie, le loro gioie, le loro fragili paure: forse questa per me è la formazione.
L’incontro avuto con ognuno e ognuna di loro, le serate passate a parlare di viaggi e di vita, le giornate trascorse ad ascoltare, a scrivere e a sognare insieme. Iniziamo con uno spirito rinnovato quest’anno, reduci da un’estate sorprendente: corse in bicicletta sulle strade rosse di Madagascar, spettacoli teatrali indimenticabili in Honduras, spaghetti usciti male in Paraguay, nasi rossi in Uruguay, mate bollente e infinite mani in Argentina, strette allo stomaco e danze improbabili in Sudafrica, ritorni gioiosi e sorrisi generosi in Brasile, con tutto questo in tasca e nel cuore, ricominciamo.
Quali saranno i temi di quest’anno? Il fil rouge che terrà insieme i tre corsi attivati (Milano, San Martino al Cimino -VT-,  Africo -RC-) sarà la denominazione stessa del nostro corso “percorsi formativi di educazione errante”: l’educazione errante non si ferma mai, è in viaggio e trasforma il viaggio stesso, gli regala l’esperienza di chi si pensa in movimento e porta con se quell’educazione che, come ci ricorda Demetrio, non è finita, ma continua, si espande, ci chiede di contribuire.
L’educatore che si mette in viaggio, non lo fa per salvare il mondo, ma per conoscerlo, per toccarlo con tutto quello che ha, per conoscersi, per avvicinarsi all’umano con lo sguardo del viaggiatore. Capiterà, durante la nostra formazione, di ritrovarsi in infradito  per scoprire che il mondo lo si può guardare da un altro punto di vista, da infiniti punti di vista e che il contatto con la terra, anche quello, può essere diverso da quello sperimentato fino ad oggi, ma per fare questo abbiamo bisogno che l’educazione sia una scelta e non un diversivo. Viaggiare non è un passatempo, per noi, viaggiare ci regala nuovi idiomi e ci mette spalle al muro, non siamo qui per regalare consolazioni.
Il nostro mentore, il prof. Giuseppe Vico ci ricorda: “Siamo sempre più portati ad analisi del rischio incombente rappresentato dall’altro da noi e dall’immagine che noi ne costruiamo. Andiamo sempre verso l’esterno mentre cerchiamo di porre la nostra interiorità e spiritualità in posizione difensiva, di sicurezza, di chiusura ai molti nemici immaginari e alle prese con se stessa e con l’isolamento narcisistico. Nel labirinto di quest’ultimo è difficile inventare vie d’uscita verso gli altri, verso quell’orizzonte che deve cercare e trovare armonia tra la difesa e l’offerta di aiuto, tra il donare e il ricevere, tra il pregiudizio e l’apertura alla solidarietà e alla condivisione.”
Il tema di quest’anno sarà “la foresta dei sentimenti”, Don Antonio ha voluto metterci alla prova, ha voluto chiederci di più e con le sue parole mi congedo: “E’ possibile pensare una vita che riempia l’infanzia degli adulti? Che lambisca piano piano le radici del nostro albero piangente, accarezzandole e riportandole alla nudità creativa? Un ritorno che ci faccia strabiliare, appena risvegliati dal miracolo che ci sta accanto? Che ci faccia capire subito che nessuno è tutto, che l’altro non è solo l’altro ma l’alterità, cioè quel pezzo di cuore che conta i battiti…”.

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