di Concetta Martino

«Il fuoco è il rovente ombelico che ci lega alle origini, a un corpo familiare, a una comunità» scrive l’archeologo Andrea Carandini nel suo libro “Il fuoco sacro di Roma”.

Consultando un dizionario della lingua italiana, alla parola “fuoco” ho trovato la definizione di “nucleo familiare”, il fuoco come sinonimo di famiglia. Che cosa interessante…..e meravigliosa!

Ma in realtà sapete dove ho scoperto che fuoco è famiglia? L’ho scoperto durante il mio viaggio in Madagascar, viaggio che ha veramente cambiato la mia vita per molti motivi. Il Madagascar mi ha ospitata per 3 settimane, esattamente ho vissuto tutto quel periodo meraviglioso a Fianaranstoa, la seconda città più grande dopo Antanarivo , la capitale del Madagascar.

Fianaranstoa il cui nome in lingua malgascia significa “là dove si apprende il bene”, ed è proprio in questa città che si trova Ambalakilonga, una comunità educativa che ospita circa 30 ragazzi, un luogo magico che rappresenta per ognuno di loro una casa, una famiglia e la possibilità di costruire un futuro.

Ripensando ai miei giorni visuti li, ho pensato molto a quel fuoco, la cui definizione mi ha lasciata senza parole…..il “fuoco di Ambalaki”, amo chiamarlo così, il fuoco che ogni mattina alle 06.00 veniva accesso con tanta cura e dedizione dai ragazzi, i quali in gruppo si alternavano in questo ruolo, attingendosi in quella cucina meravigliosa, dove io sentivo così forte il profumo di vissuto, profumo di famiglia.

C’era sempre atmosfera intorno a quel fuoco, c’era famiglia, c’era un so che di ancestrale in quel profumo, il profumo di legna e subito tanti ricordi mi assalivano e tanti ancora sapevo che avrebbero preso il loro posto nel mio cuore e nella mia mente. Ricordo la ricerca ai quei legnetti piccoli e ceppi più grossi, la carta sotto il fuoco, la scelta della legna che facevano con cura, era diventato un rito, un rito da rispettare.

Amavo far parte di quel rito,si perchè c’è stato un tempo in cui le famiglie erano fuochi, il fuoco che faceva cuocere il pane o scoppiettare le caldarroste, il fuoco che faceva stare tutti vicini. Le famiglie erano fuochi perchè quella comunità seduta intorno sapeva custodire la vita di ognuno…questo è ciò che succede tutte le mattine ad Ambalaki.

I ragazzi riuniti intorno a quel fuoco, si scaldano dalle mattine più fredde e nutrono il loro cuore. Osservavo quel fuoco accesso, e mi riempivo a poco a poco di una pace interiore un senso di armonia che fluiva nella mia mente, smettendo di preoccuparmi e di godere del meraviglioso spettacolo delle fiamme. “LA PACE VIENE DALL’INTERNO NON CERCARLA ALL’ESTERNO”…

Grazie di cuore a tutti i ragazzi di Ambalaki che mi hanno insegnato questo!

“AVY AO ANATY NY FIADANANA FA AZA MITADY ANY IVELANY”

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