di Lucia Magni

Ho chiuso gli occhi e ho cominciato a dare una forma a quel pezzo di argilla.
Prima solo con i polpastrelli, delicatamente ho accarezzato gli angoli di quel blocco informe.
Poi ho cominciato a passarlo tra le mani, a percepirne la temperatura, la consistenza, ad immaginarmi le sue ombre, le sue luci.
Infine, con decisione, ho affondato le dita nella forma e mi sono fidata delle mie sensazioni…
Non sapevo cosa stesse nascendo tra le mie mani ma, senza spiegarmi il perché, ero sicura che sarebbe stato un successo.

È così che è andata quel giorno nell’anfiteatro della Mammoletta e, se ci penso bene, è così che è andata per tutto il resto dei giorni.
Entrare delicatamente in quella bolla mi sembrava il modo migliore per iniziare a conoscere gli abitanti di quel posto così magico.
La naturalezza con cui è avvenuto tutto ancora oggi, mentre scrivo, mi sembra impossibile.

Sono stati giorni colorati, giorni bianchi di consapevolezza e di riflessioni, giorni rossi di scintille ed emozioni forti, e sì, anche giorni neri in cui a volte mi distaccavo per non lasciarmi attraversare dalla tristezza di alcuni racconti.

Poi però, arrivava sempre il sole.

Le loro storie si sono incrociate con le nostre e mi sento fortunata per aver raccolto alcune parti così preziose e nascoste di quelle vite.
Mi sento fortunata per molte cose in realtà, aver trovato delle compagne di viaggio così è stato un regalo in un momento cruciale della mia vita…noi non ci conoscevamo, ma tra di noi c’erano quei fili colorati che hanno accompagnato le nostre giornate, semplicemente prima non li vedevamo.

Sono entrata con un solo filo in mano e sono uscita raggomitolata in una bellissima ragnatela, dalla quale non mi voglio liberare, nemmeno un po’.

Alla mammoletta ho vissuto la vicinanza con la natura.
Ho visto occhi persi che stanno ritrovando la strada.
Ho ammirato labbra stanche che hanno ancora tanta voglia di sorridere
Mi sono svegliata ogni mattina non vedendo l’ora di essere a colazione immersa in quel tavolone gigante pieno di parole, pieno di persone, pieno di amore.
Tornare in tenda la sera e ritrovare le mie compagne di viaggio era la cosa che più mi rassicurava; eravamo tutte cariche di pensieri e di voglia di condividere e ognuna aveva il proprio spazio e il proprio tempo.

Seduta sul treno mentre scrivo queste parole, chiudo di nuovo gli occhi per un secondo e immagino il mio corpo di argilla.
Prendo un pennello, mi faccio guidare dalle emozioni di questi pensieri, coloro, li riapro…sono completamente rossa.
Grata per tutto il bene che ho raccolto, per tutto quello che ho imparato, per ogni bellissimo ricordo che tengo stretto a me.

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