Il nostro Lorenzo Bertoni ha svolto il Servizio Civile nel centro Casa Juan Pablo II, una comunità educativa rivolta a persone con problemi riferiti all’abuso di sostanze stupefacenti e alcol nata in collaborazione con Educatori Senza Frontiere. Dopo aver letto le storie dei ragazzi della casa vi presentiamo gli ultimi quattro racconti che concludono questa intensa narrazione.

di Lorenzo Bertoni

Sono passati sette mesi da quando sono tornato dal mio anno di servizio civile in Honduras. I mesi sono passati veloci e inarrestabili, il tempo sembra dover creare una distanza incolmabile con i ricordi, ed io, penso di non star facendo abbastanza. Sette mesi sono tanti, ma ai miei occhi sono volati senza colpo ferire; senza darmi la possibilità di fare un centesimo di quello che facevo in Casa Juan Pablo II (la comunità per tossicodipendenti in cui ero inserito).

A volte é bene che me lo ripeta, che mi ripeta quello che in questi mesi ho fatto, come fosse una lista della spesa. Forse mi serve per non scoraggiarmi, forse per darmi uno spazio.

La maggior parte delle mie giornate sono passate in casa, cercando di rivederla come tale dopo tanti mesi, tra studio e piccoli lavoretti domestici: un cambio radicale dalla vita comunitaria a cui ero abituato. Ancora oggi faccio fatica a vedere una continuità; sembra passata un’eternità da quando raccoglievo i fagioli o mi lavavo al fiume, sembra passata un’eternità temporale e spaziale: milioni di anni luce e di anni solari.

Per creare continuità ho cercato di rimettermi in viaggio, ho vendemmiato in Toscana e, voglioso di rivedere persone a me care, ho viaggiato tutta l’interezza della penisola: da Varese a Leuca, passando per Firenze, Frascati, Latina, Matera, Monopoli e L’Aquila. Ho viaggiato da solo, desideroso di vivere la quotidianità di chi mi ospitava e accoglieva, ho riscoperto amicizie e ammirato luoghi fantastici; mi sono sentito nuovamente libero, sebbene non lo fossi e le precauzione non fossero mai abbastanza. Mi sono sentito libero, ma allo stesso tempo, responsabile nei miei comportamenti, rispettoso dei luoghi e delle persone.

Anche quest’anno sono quindi partito, anche quest’anno mi sono conquistato il mio mese di itineranza, di riflessione personale, di crescita. É al termine di questo viaggio che non posso dimenticarmi di Fresly, lui certamente questa fortuna non l’ha avuta; una fortuna economica, una fortuna di nazionalità. Chissà se alla fine ce l’ha fatta, chissà se é riuscito a raggiungere suo padre negli U.S.A., chissà se é stato fermato o se il coyote (trafficante di persone) lo ha tradito; leggo che il Guatemala ha arrestato e rimpatriato mille honduregni, chissà se anche lui é tra questi.

Domande che non possono trovare una risposta, domande che mi ricordano quanto sia fortunato a poter viaggiare, a poter crescere ogni giorno come uomo e come educatore.

 

 

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