Ny teny isam-paritra dia teny mifangaro ohotra:ny teny tandroy na merina dia teny mifangaro avokoa.
Le lingue di ogni regione sono delle lingue miste come la lingua Tandroy o merina sono tutte lingue variegate.
Tin Tin

Scritto da Annamaria De Gennaro
Entrare attraverso la lingua …
Puoi entrare in tanti modi nella cultura di un Paese, la puoi sfiorare, passandole affianco senza addentrarti davvero, puoi decidere di osservarla da lontano senza lasciarti invischiare, oppure puoi decidere di buttarti a fondo con la fame di sapere, in quel caso però corri il rischio che si ha quando si divora il cibo perché si ha fame, raggiungi una sazietà ingorda che non ti ha permesso di assaporare e distinguere le sfumature dei gusti.

Poi c’ è la lingua, la culla di ogni cultura, l’unica in grado di generare le parole che permettono ad un popolo di raccontarsi.

Come si può pensare di conoscere veramente un Paese senza parlare la lingua dei suoi abitanti? Lo si potrà conoscere in tal caso solo attraverso le parole degli altri.

Ed ecco che vorresti poter parlare fluentemente la lingua del posto in cui vivi per poter entrare in relazione con le persone che ti circondano e che ti sembra di mantenere a distanza, perché senti di non riuscire a varcare quella soglia di comunicazione che ti permette di raccontarti.

Si potrebbe forse paragonare il processo di apprendimento della lingua all’entrare in relazione con la cultura che ti accoglie…

Ci sono delle fasi di immersione, scoperta, stasi, allontanamento, tutte fortemente legate alla sfera emotiva e al quanto si è veramente proiettati nel posto in cui si è.

Anche la lingua è una questione di cuore, di emozioni, di barriere che si abbattono se la voglia di incontrarsi supera ogni ostacolo che diventa apparente, futile.

Quella che parlo adesso è una lingua meticcia, frutto di un processo di apprendimento che è ibrido di emozioni e vissuti, manifestazione del processo di arrivo : piano, veloce, lento, che si interrompe, poi va avanti … un processo in continua evoluzione. Non sarà la lingua corretta, quella riconosciuta come ufficiale … ma è la lingua del cuore.

Nel posto che riconosci come casa a volte non hai bisogno di molte parole per comunicare.
Poi ci sono loro, i ragazzi di Ambalakilogna, che ti accolgono, ognuno a modo suo, ma che hanno voglia di incontrarti ed accettano il tuo miscuglio di parole, incoraggiano i tuoi tentativi di formulare frasi che mescolano un malgascio embrionale a cui sia aggiungono parole in francese o in italiano laddove la lingua nascente non riesce ad arrivare.

Ci sono le parole inventate quelle che tiri fuori e che chi sta accanto ti aiuta a decifrare …
Da quelle parole che fanno ridere possono nascere dei discorsi inaspettati.
Ci sono i silenzi eloquenti,silenzi che si impara ad ascoltare e a rispettare, silenzi pieni di significati anche se vuoti di parole. Quando i silenzi si incontrano attraverso gli sguardi o grazie al fare insieme seminano germogli di pensieri che forse prima o poi diventeranno parole.

Gli spazi di Ambalakilonga sono fecondi per la semina dell’idioma degli incontri.
Il terreno, a volte reso arido dalla mancanza di piogge, è sempre fertile per l’ascolto.
“Mangina” il silenzio che regna in alcuni momenti del giorno, momenti che ritieni privilegiati perché la vita di comunità a volte ti stanca, è intervallato da risate che irrompono inaspettate ma con armonia, come quando una musica dolce e rilassante diventa all’improvviso movimentata ed energetica … con ritmo senza stonare.
Quando il silenzio incontra il suono delle parole, l’ascolto prende forma e fa crescere il seme dell’incontro.
“Dalla radice vecchia una nuova è spuntata … ”

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