Quest’anno abbiamo scelto come città per il nostro cammino L’Aquila, 100 uomini e donne hanno cammino e riflettuto attorno alla parola “ESILIO” sulla scorta del pensiero di Maria Zambrano, Ungaretti, Primo Levi e molti altri.

Da questo cammino sono nate narrazioni intense e interessanti che in questi prossimi giorni vi faremo conoscere. Buona lettura.

Questa prima scrittura è una collettiva, gli ESF si sono divisi a coppie e hanno riflettuto in tandem su un testo, da ogni confronto, è nato un frammento e dalla somma di tutti i frammenti è nato questo bellissimo racconto.

Non so cosa volesse dire esattamente il testo, non so nemmeno se c’entra qualcosa con l’ “esilio”, ma la parola che mi è risuonata dentro immediatamente è stata una: MUTAMENTO.

E allora è meglio parlare di noi, e ripercorrerci. Fratello mare, vai e torni. Ci hai arricchito con la tua luce e la tua infelicità. Ora ce ne andiamo come siamo venuti… arrivederci fratello mare. L’esiliato si trova a sperimentare il tempo in una nuova dimensione: quest’ultimo può essere in gabbia o nuova forma creatrice. Io sono il segno dell’esilio che riesce a vedere chiaramente dentro di sé quella crepa incolmabile nata nell’aprile del 2009, quando la terra ha tremato e le cose sono diventate di polvere. Io sono il segno dell’esilio che guarda quella crepa dalla quale adesso entra luce per dare nuovi colori alla vita che verrà.

Ma l’esilio l’ho scelto io?

Mi sento curvo in un mondo quadrato. Nell’esilio chiedersi: “perché suoni il tamburo? Perché spezzi il germogliare? Dov’è la tua libertà? Farsi domande e cercare risposte e parlare col silenzio, nell’attesa di un ritorno e di una condivisione. Bisogna scoprire la promessa implacabile dell’esilio. Arrivederci fratello mare, che mi hai insegnato ad amare, che non smetti di parlarmi, e mi aiuti a ri-trovarmi. Tornerò presto per non perdermi in tutto il resto. L’esilio è una Rinascita e una Scelta: una scelta quotidiana. Trovare nell’altro un’àncora o un ancóra? Perché sia davvero una scelta bisogna attraversare l’esilio!

L’esilio è una casa. La mia terra, una crepa dove il dolore fluisce e scorre, sbiadisce in una nostalgia spietata e perenne, l’oblio non è concesso. I miei occhi vanno, dove non so ma so che vedrò. Le mie gambe vanno dove non so ma so che camminerò. Ora vado, cerco una direzione, un senso, una nuova esistenza. Ora il sogno è promesso, l’audacia e la forza saranno il mio successo. Ti abiterò anima, ti abiterò mondo, in te, lontano da me, incontrerò la mia nuova casa.

L’esilio è la possibilità di guardarsi da fuori e scoprirsi. Liberarsi dall’abitudine di avere uno schema per vedersi e capire come cambiare punto di vista anche quando il tempo dell’esilio è finito. L’esiliato cammina fuori di sé senza casa né patria. All’uscire da esse rimaste per sempre fuori, liberato alla visione. Esilio come possibilità e rinascita. Cerco un Paese innocente. Puro, semplice, umano. Acqua corrente in un letto nuovo. Un respiro di vita fresca per creare domani senza minuti. La mappa dei desideri. Costellazioni di uomini. Un maremoto disperato. Esilio di speranze.

All’esiliato manca soprattutto il mondo, ha dunque soltanto l’orizzonte che continua con l’invisibile. L’esilio è in casa tua… anche se il narratore non è stato costretto a un esilio fisico, gli è stato “imposto” un esilio interiore, essendogli stata strappata la realtà che viveva prima.

L’esilio è in realtà una condizione intrinseca, inevitabile all’essere umano. Le esperienze che uno vive lungo il suo esilio costruiscono le radici fondanti, le nostre identità. L’esilio è di chi cerca il compromesso. E me ne stacco sempre, straniero nascendo. E le valigie mi esasperano, avrei voluto un solido e robusto armadio. Ricorda che l’esilio dà tempo ai colori, genera nuovi profumi quando la guerra chiude gli occhi e fa vedere solo in bianco e nero come una classe senza alunni né maestre. Ricorda che l’esilio è nella guerra di chi grida, di chi soffre, di chi seppur prigioniero, desidera trasformare le parole in vita. Quello che conta in esilio è di non spegnere la propria e altrui fiammella così che possa diventare fuoco che arde. È il mio cuore il Paese più straziato.

Testamento di un esule. Dov’è la tua libertà? Nell’esilio, lontano dalla patria, la forza della nostra attesa. Arrivederci ci dà la speranza. Di tornare come siamo venuti ne avremmo la pazienza?. Sentirsi abbandonato. Abbandono è riscatto. Abbandono è un funambolo tra la vita e la morte, interstizio tra perduto e ritrovato. Come del resto erano Tabù, la parola Casa, la parola Sicurezza, la parola Radice, la parola Stabilità. È visitando recinti diversi che mi arricchisco!

L’Esilio è una ricerca interiore. Eccoci di ritorno con un po’ più di speranza e di saggezza. Il mondo era un bianco e nero. Tutto era a colori. Lo straniero nascendo. Godendo un solo minuti di vita.  è strano che sia strano che lo straniero si senta estraneo nel mondo. Uno sradicamento che ci dà l’opportunità di andare oltre il conosciuto, in una dimensione di irrequietezza che aiuta a ridefinire i propri confini. La perdita di qualcosa può portare a trovare nuovi percorsi verso la Rinascita.

Esilio fisico  ed esilio emotivo? Esilio emotivo ed esilio fisico? L’esilio è trovare il coraggio di resistere e di rinascere in una terra che non è né loro né nostra. Ricerca. Il movimento è vita, scoprire e scoprirsi, costruirsi con occhi nuovi, vivere l’esilio non solo come Desterrado ma come esploratore del mondo, nel dramma si trova il coraggio del riscatto. Si tratta di riempire di colori immagini in bianco e nero… nostalgia che dà vita a spazi immobili.

Voglio scrivere, ma c’è troppo da scrivere. C’è il silenzio, ma anche il suono. C’è libertà, ma anche appartenenza a qualcosa o qualcuno. C’è montagna fuori e mare dentro, o viceversa. C’è congedo ma anche incontro. C’è attesa ma speranza. C’è memoria del futuro. L’esilio è un grande contrasto. Casa: il luogo in cui hai messo radici, hai investito, hai seminato, il luogo in cui ti specchi e puoi sentirti al sicuro. Ci si sente esiliato quando il bisogno di partire ci allontana da tutto ciò, ma l’esilio può essere scoperta di ricchezza da custodire e condividere al ritorno.

Il posto più bello è il posto in cui si nasce.

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