di Vincenza Bonavoglia

Giorno 5, direzione Brancaleone! È incredibile come questa terra, queste strade, queste persone che fino ad una settimana fa per me non esistevano, ora siano diventati casa mia.

Oggi siamo dirette ad un centro di accoglienza di minori immigrati non accompagnati, passeremo tutta la giornata con loro, condividendo il pranzo e la merenda e salutandoli prima di cena.

Arriviamo e l’accoglienza che ci aspetta supera ogni aspettativa: sorrisi, risate, partecipazione, giochi, le difficoltà di memorizzare nomi con suoni così diversi spazzate via da allegria, la paura di non essere all’altezza di certi sguardi annientata da un sorriso ed una stretta di mano. La mattina vola via veloce, tra giochi di conoscenza, la preparazione del dolce per la merenda insieme, qualche ballo e tante risate. In un lampo arrivano le 13:00, l’ora del pranzo si avvicina e iniziamo a riordinare la stanza; ed all’improvviso quella proposta che mai mi sarei aspettata arriva e mi sconvolge nella sua semplicità:
“Adesso è ora della preghiera, preghiamo insieme?”
“Ma io sono cristiana, non musulmana…”
“No problema, pregare tutti insieme molto bello!”
E così, senza esitazione e con un mix di emozione e curiosità, ci facciamo guidare dai ragazzi in questa esperienza: ci mostrano come bisogna lavarsi prima della preghiera, è il rito della purificazione. Gesti precisi, ordinati, bisogna lavare con acqua mani, braccia, viso, bocca, orecchie, naso, testa, ed infine i piedi. Poi ci sistemano un asciugamano in testa, per coprirci il capo, e ci fanno strada nella moschea che hanno adattato, su un ampio terrazzo con dei grandi tappeti. Ci togliamo le scarpe e ci mettiamo dove ci indicano ed insieme iniziamo a pregare.

E così nel giro di pochi istanti mi trovo catapultata in questa realtà quasi surreale: davanti a me il mare limpidissimo della Calabria, il silenzio filtrato dalla luce degli alberi interrotto dalla voce dei ragazzi che pregano e dentro di me l’emozione della consapevolezza di star partecipando ad un qualcosa di grande, di enorme, che passa tramite uno strumento semplicissimo: la condivisione.

Perché è così difficile condividere in questo mondo? Perché la diversità invece di affascinare, di arricchire, spaventa, terrorizza, mette muri? Io risposte a domande così grandi non ne ho, ma da oggi ho una grande consapevolezza: aver sperimentato la bellezza della diversità, di quanto questa possa arricchirti, di quanto quel colore di pelle all’inizio così “diverso” e “strano” possa insegnarti, possa entrarti dentro, di quanto con un sorriso bianco, bianchissimo, ed una semplicità disarmante tutto può succedere, anche pregare fianco a fianco in modi diversi, ma che sanno trasformarsi in bellezza pura se condivisi.

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