di Bianca Maria Pagani

L’appuntamento con Suor Antonia, Assistente Sociale ed Amanda, Psicologa, era per giovedì mattina alle 9.00. Credo di aver aspettato questo momento durante tutto il corso della mia permanenza in Brasile. Saremmo andate a visitare le famiglie dei ragazzi che frequentano il Nucleo Santa Teresinha del CPIJ, Centro di Promozione per l’infanzia e l’Adolescenza a Restinga, uno dei quartieri più poveri di Porto Alegre.

Le strade del quartiere le abbiamo percorse a piedi: sentieri di terra, resi impraticabili dai tanti giorni di pioggia, in cui l’odore di terra bagnata si mescola a quella del passaggio di cani randagi e cavalli. Abitazioni in legno, alcune anche colorate. Fa freddo a Porto Alegre ad Agosto. Certi giorni si toccano gli 8 gradi e mi chiedo come si stia in quelle case che sembrano far passare troppi spifferi.

Nei terreni adiacenti alle case si alternano esposizioni di porte arruginite e dai vetri rotti e cimiteri di auto a testimoniare l’attività dei Robivecchi. L’umanità che s’incontra tra quelle strade e in quelle case vive ai margini ma desidera, per i propri figli, un futuro diverso e la risposta a questo desiderio la incontra nelle sedi del CPIJ sparse per Restinga.

Passato il cancello c’è chi li aspetta con un abbraccio e un bacio in fronte e, poi, un pasto nutriente arrivati e uno prima di tornare a casa, carezze, attenzioni che riscaldano l’anima e li fanno sentire bambini, ragazzi amati.

C’e chi si occupa della loro istruzione e del loro futuro sperando che, un giorno, possano essere uno stimolo, un esempio, per i bambini che verranno e una speranza di riscatto per il loro quartiere, loro ragazzi che fanno la voce grossa per spaventare le situazioni difficili della vita ma che, improvvisamente, ti ritrovi abbracciati, stretti a te perché, in fondo, sono bambini e sentono il bisogno di essere rassicurati, di sentire che tutto passerà, che i momenti duri finiranno e torneranno a giocare con il cuore leggero e che, tornati a casa, troveranno mamma e papà insieme, sorridenti, ad aspettarli.

Camminando per quelle strade li ho incontrati, mentre rientravano da scuola, li ho visti entrare nelle loro case, le stesse da cui eravamo appena passate. Un incrocio di sguardi, sorrisi grandi nel vederci, e di nuovo abbracci di bambini che si affidano alle cure dei loro Educatori.

Così ho capito che proprio lì, ai margini nessuno cresce solo, a vegliare sul futuro di quei ragazzi c’è una piccola stellina gialla, dalla faccia vispa e le braccia aperte, simbolo del CPIJ il luogo in cui ogni bambino riscopre la magia di essere bambino, in cui ogni ragazzo ritrova il coraggio di sperare.

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