Scritto da Elisabetta Casella

Esiste un posto, su un’isola, dove si vive di emozioni.

Esiste un posto, immerso nella natura, dove si cammina anche quando si sta fermi.

Esiste un posto, vicino al mare, dove si impara a scegliere la vita.

Esiste un posto, nel mondo, dove ci si sente a casa.

La “Mammoletta” è un posto magico, dove il tempo si ferma e l’unica cosa che conta è il ritmo del nostro cuore che batte. La “Mammoletta” insegna a recuperare le cose belle della vita, ci ricorda prima di tutto di essere, anzi che apparire. La “Mammoletta” offre l’opportunità di creare incontri speciali, che ci fanno ritrovare la parola piena di significato.

Ho vissuto emozioni fortissime, sguardi che entrano nell’anima e non se ne vanno con facilità, ho visto occhi carichi di voglia di riscattarsi, mani toccarsi come mai prima d’ora e abbracci, tanti abbracci che hanno la forza di riempirci e farci sentire completi.

La parola d’ordine è gruppo.

Il nostro era un gruppo speciale, fatto di dubbi condivisi, di sorrisi ritrovati, di sofferenza raccontata e di speranze in comune. Insieme abbiamo camminato, abbiamo sostato e riflettuto sul senso del nostro andare, per poi riprendere il cammino più grintosi di prima. Ognuno col suo passo ma tutti nella stessa direzione, verso la grande meta del cambiamento e così, man mano, ogni passo ritrova la sua parola: la gioia viene urlata, la fatica enunciata e la paura sussurrata.

La bellezza del camminare insieme è anche quella di cogliere le diverse sfumature di chi abbiamo accanto, pensare al mare mentre si sta a tavola, sentire il respiro che si affanna quando la strada si fa più ripida, fumare una sigaretta in più la sera per condividere quel pensiero che ci sta tanto “stretto” e non ci fa dormire e osservarsi.

Per i ragazzi osservarsi è conoscersi sempre un po’ di più, è raccontarsi qualcosa dell’altro, non a caso abbiamo deciso di creare un ritratto di noi stessi, in cui ognuno poteva tracciare un segno o un particolare che ci aveva colpito. Si scelgono colori, si pensa a cosa disegnare o come poter continuare il disegno portato avanti dagli altri, si creano ponti, si collegano emozioni e si fondono linee. Il risultato siamo NOI.

Noi con le nostre caratteristiche, con le nostre risorse, con la nostra bellezza e la nostra unicità.

E poi ci guardiamo negli occhi, e ci raccontiamo quello che abbiamo provato, quello che ci saremo aspettati e quello che invece ci ha spiazzato.

È sera, e quando mi ritrovo da sola, non riesco a non pensare.

Penso alla forza che hanno avuto questi ragazzi per decidere di essere qui,

penso alle loro storie, fatte di sofferenza e dolore e sento come un pugno nello stomaco,

penso al coraggio che hanno di mettersi in gioco, ogni giorno, per scegliere di essere felici,

penso a casa mia, a come do per scontate tante cose, forse troppe,

penso alla vita, e capisco che grande dono che ho ricevuto.

 

 

 

 

 

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