Scritto da Gabriella Ballarini

E così quest’anno Esf sbarca in Romania e lo fa a Panciu, per la precisione, piccola città situata a circa tre ore dalla capitale Bucarest.

Perché siamo finiti a Panciu?

Ibo Italia, da anni, segue il progetto del centro “mondo di Pinocchio” che prima si chiamava “Rom per i Rom”. Ogni anno sono molti i volontari che partono dall’Italia per recarsi a supportare il centro, un paio di volontarie che hanno vissuto e lavorato a Panciu e che ora appartengono ad ESF hanno deciso di metterci in contatto e da qui nasce il nostro viaggio.

La mission di Esf è ben precisa: formazione di educatori in Italia e all’estero. Questa formazione può avvenire attraverso il lavoro sul campo condiviso (ad esempio animazione educativa affiancando le équipe locali, per formarsi facendo). La scelta di questo primo viaggio è stata fatta sulla base di una richiesta ben precisa da parte di IBO che ci ha proposto di lavorare con il personale locale il quale ha lamentato il fatto che i volontari si concentrassero sempre sui bambini e poco su di loro.

Il nostro lavoro (mio e di Michela), è stato dunque quello di creare momenti formativi ad-hoc attraverso i quali ci potesse essere un potenziamento del gruppo di lavoro e una maggior consapevolezza delle potenzialità del centro stesso e del centro sul territorio.

Panciu è caratterizzata dalla presenza di una comunità Rom situata nella valle Brazi e quindi da una netta separazione tra chi vive in città e chi vive in valle.

Ogni giorno le educatrici e il personale del centro devono confrontarsi con realtà complesse e con l’organizzazione delle attività della struttura nella quale si accolgono i bambini dopo l’orario scolastico e si prepara loro un pranzo e una merenda. Insieme si fanno i compiti e si prende parte ad attività creative e sportive.

Il fulcro del nostro lavoro è stato dunque la costruzione del senso, insieme ai volontari e allo staff (dieci persone presenti durante la formazione), abbiamo descritto le nostre strade e quindi ripercorso il senso del nostro essere presenza formale e sostanziale all’interno del progetto. Abbiamo analizzato insieme cosa possa significare per ognuno di noi comunicare in maniera efficace e su questa comunicazione efficace come costruire un buon clima di lavoro.

Ci siamo poi spostati sulle idee e le abbiamo fatte spuntare dai rami di un grande albero.

Per educatori senza frontiere è stato un incontro cruciale, quello avvenuto in questa settimana di lavoro. È stata una sfida basata sulla fiducia, quella di poter aprire la porta e chiedere a tutto il gruppo di avere la pazienza di mettersi in gioco. La sfida, però, è appena iniziata e speriamo che la strada possa essere ancora lunga, magari non sempre semplice, ma sicuramente fruttuosa.

Ci siamo salutati con un arrivederci, quest’estate un gruppo di 4 educatori visiterà nuovamente Panciu per avere insieme la possibilità di imparare facendo. Uno dei lavoratori del progetto, ad un certo punto, valutando i suoi 14 anni di lavoro al centro ha detto che tutto nacque anni fa perché c’era un sogno. Ad un certo punto, con lo sforzo di tutti, il sogno si è realizzato ed ora è qui ed è tanto faticoso da portare avanti. Ci siamo dunque detti arrivederci promettendoci che lo vogliamo ricolorare, questo sogno, perché la fatica dell’educare passa anche attraverso la sosta e la ripartenza.

Abbiamo piantato metaforicamente il nostro albero delle idee, ci siamo detti “Grazie!” alla fine della settimana, ci siamo anche detti: è stato un bene, essersi incontrati.

Drum Bun, dunque: Buon viaggio!

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