Scritto da Giulia Santamaria

Partire è la voglia di vedere cosa c’è al di là dell’orizzonte, quell’orizzonte che conosco bene qua dal mio mare di Genova.

È la voglia di sfidare un’ambasciata e prendere un treno per Roma.

È riprendere un treno per Roma di nuovo e pregare di arrivare in tempo, perché il treno si è rotto.

Partire è voglia di cambiare, cambiare noi stessi per cambiare il mondo.

È l’arte o la follia di mettersi in crisi, che solo pochi sanno.

Perché tutto parte da noi, dalle nostre ferite, dalle fratture della vita.

Le fratture che ti danno la forza di metterti in cammino su una strada che non sai dove porterà.

Partire è la fatica del condividere, del conoscere, del farsi entrare dentro le emozioni.

È tenere per mano le persone che ti accompagnano per un pezzo di strada, ma anche la paura di dare la mano, paura di appoggiarti se inciampi.

È scoprire che se inciampi, c’è sempre qualcuno capace di afferrarti.

Partire è la gioia di un bimbo che canta la canzone che gli hai insegnato mentre gli cucivi i pantaloni impolverati della sua terra.

È conoscere un popolo che ha ancora paura di cantare dopo la guerra e chiude gli occhi ai bambini per farli ballare.

È un tempo piccolo, caldo, il tempo che serve.

Partire sono occhi neri, piedi impolverati, vestiti più grandi, mosche mentre lavi i piatti e un continuo lavarsi le mani.

È una infradito si e una no, la città cantiere e poi le capanne di terra in mezzo alle foreste dei baobab.

Partire è il sapore delle ultime volte, quel sapore che vuoi sentire più che puoi sulla lingua, ma che sai che prima o poi dovrai far scendere in pancia per riuscire a digerirlo.

È sapere che quando tornerai ti guarderai allo specchio e non avrei più lo stesso sguardo.

Partire è la consapevolezza che da questo viaggio non tornerai mai.

Per questo… IO VOGLIO PARTIRE!!!

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