Scritto da Monica Miazza

I volti più rilassati, il desiderio e la voglia di mettersi nuovamente in gioco con più consapevolezza, il sapere già chi avrebbe condiviso con te un’altro piccolo tratto di strada… ecco un nuovo fine settimana di formazione…
Di primo mattino siamo stati accolti nella solita stanza, ma da un cerchio più ampio, a noi nuovi educatori senza frontiere si sarebbero uniti gli “antichi”.. Ed eccoci pronti per iniziare.
Descrivere a parole due giorni tanto intensi e ricchi si è rivelato essere più difficile del previsto, frasi seppur grammaticalmente correte e di senso compiuto mi parevano sempre non sufficienti a raccontare l’esperienza. Poi un cambio di rotta, evitare di descrivere i fatti ma provare a ripercorrere alcune delle emozioni più forti che mi hanno pervaso.. ed ecco l’isola che c’è!
Creare e costruire con curiosità ed impegno l’isola che ci rappresenta per constatare: ” Ma dovevo realizzare solo me stessa?”, quindi non siamo delle monadi, ma dei piccoli mondi ricchi di storia, vissuti propri ed altrui che regalano una forma e un colore specifici, unici. Siamo entità ed identità magmatiche, erose, arricchite e modellate da forze endogene ed esogene, che si orientano verso nuovi orizzonti proprio come delle zattere alla continua ricerca di una terra su cui approdare, mosse dal desiderio di fermarsi in qualche porto sicuro e protetto, bisognose di acque su cui navigare, seppur a volte tempestose e burrascose. Isole che vengono arricchite, contestualizzate e modificate dai numerosi arcipelaghi nei quali si ritrovano per un periodo più o meno lungo.

Questa attività ha permesso di prendersi il tempo per darsi una forma, seppur condizionata dalle indicazioni di Nicoletta, dalla musica che ascoltavamo e dai materiali presenti, di guardarsi dentro e capire cosa voler realizzare e comunicare, ascoltarsi e lasciare che le proprie mani seguissero l’impulso creativo del momento, essere in qualche modo artisti e soggetti della propria opera d’arte. Condividere ed ascoltare le diverse storie su come e perchè è nata quell’isola, su cosa c’è su quell’isola, sui boschi, spazi bianchi, porti e scogliere, per poi immergersi in un profondo silenzio, ritmato da respiri e sorrisi, in cui ognuno si è preso il tempo per guardare l’altro, per stare in una relazione di sguardi con i propri compagni di viaggio.
Ed eccoci pronti a metterci nuovamente in cammino.

Condividi su: