di Laura D’Addario

Nella città di sorrisi e pedalate leggere, la bicicletta danzava sulle strade come un elefante leggero in punta di zoccoli. I raggi delle ruote erano fili d’arcobaleno, intrecci di risate che sussurravano storie ai passanti curiosi.
Gianni il ciclista, con il cappello a cilindro di gomma, si avventurava nella giungla di asfalto, inseguendo le avventure nascoste tra i pedali. Roald la ruota, compagna fedele, sussurrava segreti d’aria mentre danzava sulla strada come una farfalla in sella.

Le case si chinavano per salutare, gli alberi scuotevano i rami come mani applaudendo, e il sole si fermava a dipingere pennellate di luce sul telaio della bici. Insieme, il ciclista e la ruota, creavano poesie, trasformando il quotidiano in un racconto incantato.


Sul manubrio c’era una mappa segreta dei sogni, e ogni chilometro era un capitolo di avventure fantastiche. Attraversavano prati di nuvole e fiumi di risate, mentre il vento cantava canzoni di libertà tra i raggi del sole.
E così la bicicletta diventava una macchina del tempo, portando con sé i due amici in mondi lontani e vicini, dove ogni pedalata era una pagina di felicità in un libro senza fine.

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