di David Perfetti

Sono già trascorsi due mesi dal mio ritorno dall’Isola d’Elba, due mesi dove sono accadute diverse situazioni, come normale che sia, ma che hanno avuto una costante, il pensiero su ciò che sono stati quei giorni di campus e il desiderio di concedermi del tempo, anche solo per immaginarli nuovamente e trasformarli in parole.


Seduto sul balcone di casa, con un quaderno in mano, mi viene subito in mente il nostro diario di viaggio che ogni giorno girava di persona in persona insieme alla macchinetta delle istantanee, immagini che avrebbero accompagnato i nostri respiri scritti.


Ripenso a dei momenti che avrei voluto incorniciare col bordo bianco, fermandoli nello spazio e nel tempo.


Il colore dorato dei riflessi sulle dolci onde del mare, ci sta avvisando che il sole piano piano comincerà la sua discesa. Sul bagnasciuga alcuni ragazzi lanciano dei sassi in acqua, cercando di farli saltare più volte possibili, gareggiando a chi riuscirà a fare il tragitto più lungo, senza far inghiottire il sasso troppo presto. Ci sono anche io con loro e mentre giochiamo rifletto su i nostri gesti, alla cura che abbiamo nello scegliere il sasso migliore, la concentrazione e l’attenzione dei movimenti prima del lancio, l’osservazione dei balzi leggeri dei sassi sullo specchio d’acqua, l’entusiasmo per il lungo percorso fatto, tra salti, curve, imprevisti e arrivi, gli scambi di gioia o di delusione a seconda del risultato, le parole e i gesti condivisi insieme.

Penso a quanti cerchi concentrici possiamo produrre a seconda della scelta dei nostri comportamenti e parole, prendo la mia ipotetica penna indelebile e scrivo sulla cornice: “Immaginiamoci sassi danzanti sull’acqua”.


Il cielo e il mare oggi hanno quasi lo stesso colore, non si noterebbe molto la separazione tra i due se non fosse per il bianco della barca e della vela. È una mia prima volta e come tutte le prime volte vanno conservate tra i nostri ricordi, ma anche accudite e coccolate come mi son sentito io oggi da parte di tutta la “ciurma”. Mi son lasciato totalmente guidare dai ragazzi, non conosco nulla di venti, cime e nodi e loro mi hanno accompagnato nell’insegnarmi e nel fare. È stato bello sentirsi dall’“altra parte” e vivere la stessa fiducia e curiosità che durante questo campus, e non solo, i ragazzi hanno riposto nei nostri confronti.

Tuffandomi in mare trovo la mia penna indelebile e, mentre li osservo dal basso, scrivo sul bianco della cornice: “Possiamo tutti essere utili, che sia o non sia la prima volta”.


La luce è filtrata dal folto fogliame degli alberi del boschetto e qui e là, sparsi nello spazio, ci sono piccole macchie di diversi colori e parole. Dentro ci siamo tutti, camminando, guidati dalle vivaci tinte. All’arrivo, davanti alla forma colorata, trovata quasi casualmente, si propagano delle voci che si diffondono nel sottobosco liberando vissuti e pensieri, emozioni e ricordi dei giorni passati insieme, del personale passato o le speranze per il futuro.

Il tempo è fermo ma non i nostri battiti come qualche lacrima che va sfocare questo scatto…cerco la mia penna e con un tratto tremolante scrivo: “C’è bisogno di essere ascoltati e colorati e noi insieme siamo cornice”.


Altre istantanee conservo ancora, le lascio li nella mia scatola dei ricordi, hanno bisogno di più tempo per svilupparsi, attendendo che i diversi pensieri col tempo li rendano la giusta esposizione; intanto quando tornerò alla Mammoletta lascerò la macchietta fotografica a casa, continuando però a scattare istantanee.

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