Quest’anno gli educatori e le educatrici senza frontiere non partiranno. Ci prenderemo il giusto tempo per rigenerarci ed essere pronti a preparare nuovamente lo zaino e portare avanti i nostri progetti in giro per il mondo.
Vogliamo però raccontare i nostri viaggi, partendo dalle foto più significative.
Buon viaggio insieme a noi.

Scritto da David Perfetti

Con il movimento della mano gli faceva il gesto di tornare al suo posto, di spettatore, e lui, il piccolo mago, rimaneva lì accanto, godendosi le risate del pubblico.

Ma partiamo dall’inizio. Era un giorno di metà agosto, in Madagascar e più precisamente a Fianarantsoa. Un gruppo di volontari e di studenti della scuola Human, si svegliarono presto per incamminarsi verso un piccolo centro rurale.

Il sole era ancora basso e il paesaggio intorno era mezzo addormentato, avvolto da una densa nebbia. Le persone, al contrario, erano già attive, preparandosi o mettendosi in cammino. Lungo la strada sterrata delle sagome, di diversa forme e dimensioni, come spiriti animati e fantasiosi, di diverse religioni, ci venivano incontro, controluce e immerse nell’umidità delle prime ore del giorno. Man mano che ci avvinavamo, in senso contrario al loro andare, ci rivelavamo, allo scambio di un sorriso, per quello che eravamo in realtà. Loro, uomini e donne, con cappelli, attrezzi, ceste sulle teste, borse e zaini, diretti in centro città a svolgere le loro attività e noi, diretti in campagna, a Ivoamba, per fare un piccolo spettacolo e un po’ di animazione ai loro abitanti.

Attraversiamo campi coltivati, risaie, pascoli di zebù, fornaci di mattoni, strade di diverse sfumature di terra, dal rosso al crema, piccole abitazioni, fino ad arrivare alla nostra meta.

Dopo questi piccoli incantesimi, incontrati e svelati, lungo il nostro andare, diamo inizio alla nostra magia.

Accendiamo la musica e cantando e ballando, come il Pifferaio Magico ci ha insegnato, piccoli e timorosi occhi luminosi cominciano a rivelarsi, trasformandosi, piano piano, in tanti bambini che cominciavano a seguirci e a interagire con noi.

Proseguiamo per le vie, tra le basse case di mattoni, salutando gli abitanti, avvisandoli del nostro arrivo e, ricercando un luogo dove fermarci. Ci appare un grande spiazzale, delimitato su tre lati da lunghi edifici disabitati.

Individuiamo dei pali, tendiamo una corda e con un gesto veloce facciamo apparire un sipario variopinto. Facciamo accomodare a terra il nostro seguito che freme di scoprire cosa accadrà. I loro sguardi curiosi creano nell’aria forti ed invisibili vibrazioni che, involontariamente, permetteranno di far apparire dei strani personaggi, buffi ed impacciati, scatenando in loro risate, prima timide e poi sempre più energiche.

Dopo avventure e cadute, improvvisando l’ironia, arrivarono dei giocolieri e dei maghi, ma la magia non era già presente nell’aria, fin dalle prime luci del mattino? Infatti, il mago impacciato aveva bisogno di un aiutante ed ecco che va a cercarlo tra il pubblico.

Un ometto era lì che fremeva con i suoi occhi vispi ma non aveva il coraggio di alzarsi, nonostante l’invito del mago e dei suoi compagni accanto. Dopo vari movimenti e linguaggi muti, il piccolo si ritrova al centro del sipario pronto a realizzare il suo incantesimo…e puff! il cielo si riempie di applausi e il suo corpicino si trasforma alto ed eretto, godendosi lo stupore inaspettato del momento. A sua insaputa era stato il protagonista di un momento dello spettacolo!

Ora doveva tornare al suo posto, altri strambi personaggi dovevano calcare l’improvvisato palco di terra battuta, ma non voleva andarsene. Il mago gli indicava la strada di ritorno, ma lui voleva godersi il suo momento fino all’ultimo; finché con un nuovo incantesimo si ritrovò in aria, tra le braccia del buffo mago dal naso rosso, che lo fece atterrare con un volo, al suo posto. Nel frattempo, tra l’ilarità diffusa, i strani personaggi cominciavano nuove, acrobatiche, avventure, davanti al telo colorato, avviandosi verso la conclusione dello spettacolo.

Mentre la musica cominciava ad alzarsi nell’aria, fondendosi alla polvere e al calore del sole, ormai in vetta al cielo, il pubblico iniziava a muoversi in movimenti ritmati e balli.

Il sipario sparisce trasformandosi in un grande zaino, lasciando apparire alle sue spalle numerosi abitanti adulti del luogo, soprattutto uomini, anziani arcani del magistero del paese. Erano arrivati, con i loro sguardi attenti e atteggiamenti austeri, a controllare e a vigilare su questo nuovo e inaspettato evento.

Il mago straniero si ferma dei minuti in un angolo dello spiazzale e, mentre osservava con rispetto ed attenzione, tra le rughe della pelle e le pose composte, la storia di questa terra, un pensiero cominciava a scorrere tra la sua mente…cos’è la magia?

Forse avviene quando da alcuni pensieri, da alcuni luoghi e da alcune persone non te ne vorresti più andare?

Forse è quando le particelle di terra e sudore si trasformano in particelle di meraviglia e stupore?

O forse la magia non esiste, sono solo i nostri passi e i nostri pensieri vigili che riescono a coglier e a trasformare la realtà in qualcosa di magico, ultraterreno?

Sicuramente questa istantanea, che si è voluto raccontare, è stata una magia. È apparsa in maniera inaspettata, aprendo un file dal computer, all’insaputa di tutti, all’improvviso e, in un attimo, ci siam ritrovati di nuovo tra quei luoghi e tra quelle persone, cosi come lo siamo stati quasi un anno esatto fa.

 

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