Quest’anno gli educatori e le educatrici senza frontiere non partiranno. Ci prenderemo il giusto tempo per rigenerarci ed essere pronti a preparare nuovamente lo zaino e portare avanti i nostri progetti in giro per il mondo.
Vogliamo però raccontare i nostri viaggi, partendo dalle foto più significative.
Buon viaggio insieme a noi.

Scritto da Flavia De Marchis

Dopo un lungo camminare è necessario immergere i piedi in un torrente di acqua fredda.

Eravamo lì, stanche, stremate, infreddolite.
Eravamo lì, alla fine di un viaggio, che poi in realtà era l’inizio di un altro.
Eravamo lì che aspettavamo non ricordo cosa.
Eravamo lì ed Eleonora ha scelto di imprimere questo momento.

-Per fortuna che ci sono le foto- penso in questo istante. Senza questo fondamentale strumento qualcosa andrebbe sicuramente perso. D’altronde la memoria è quella che è!

Prima di patire è importante avere:
-un telefono carico, con abbondante memoria;
-una buona macchina fotografica;
-un/a buon/a compagno/a di viaggio che sappia usarla;
-un computer e un hard disk (il momento in cui si cerca di avere tutte le foto a fine viaggio diventa un delirio fisso per tutti!)
– una macchinetta usa e getta.

Quest’ultima la trovo affascinante. Dal sapore un po’ retrò, la macchina fotografica usa e getta è unica nel suo genere.
Con lei dimentica di:
– guardare bene cosa stai scattando;
– riguardare le foto appena scattate;
– dire “no, è uscita male, rifacciamola!”;
– dire “ti invio una foto”;
Con lei ricordai di:
– portare a sviluppare le foto;
– avere la pazienza di vivere quel tempo magico e sospeso che percorre dallo scatto alla stampa;
– sorprenderti, ridere e piangere quando rivedrai quella foto che non ti ricordi di aver scattato;
– affidare ogni tanto la tua macchina a un compagno, cosicché possa concederti di guardare il mondo attraverso i suoi occhi;
– regalare una foto, eventualmente.

Cosa c’è dento questa foto?
C’è l’ignoto divenuto noto, che ha riempito i miei occhi di visi e colori.
C’è l’amore per un Paese che non è il mio, ma che ormai fa parte di me.
C’è oggi il pensiero costante per Eugenio, Cyria, Carmen e molti altri che lottano contro un male che non si ferma davanti a niente.
C’è la speranza e la voglia di tornare, per continuare in un progetto in cui credo.

Con questo viaggio ho definitivamente affondato le mie radici in ESF, abbattendo quei muri e la diffidenza iniziale, perché dopotutto ogni inizio fa un po’ paura.

E così tra una foto e l’altra passa quest’anno di viaggi sperati, sognati, bramati e non vissuti…per adesso!

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