Quest’anno gli educatori e le educatrici senza frontiere non partiranno. Ci prenderemo il giusto tempo per rigenerarci ed essere pronti a preparare nuovamente lo zaino e portare avanti i nostri progetti in giro per il mondo.
Vogliamo però raccontare i nostri viaggi, partendo dalle foto più significative.
Buon viaggio insieme a noi.

Scritto da Benedetta Campia

Quella domenica doveva essere una gita nel deserto. Una gita verso il sud, il deserto di Giuda e le sue mille sfumature di colori, le sue linee in cui perdere gli orientamenti. Doveva essere una gita con la felpa col cappuccio, perchè forse la pioggia sarebbe arrivata, e la pioggia se arriva, nella terra di Giuda, ti coglie alla sprovvista. Doveva essere una domenica speciale, tanti occhi con la sete di conoscere altri angoli della terra più antica e calpestata del mondo.

Un luogo remoto e silenzioso, calpestato dal tempo e dai pellegrini, un luogo in cui tutto ebbe inizio. Doveva essere una domenica speciale e lo fu, lo fu in maniera sorprendente. Un deserto ricoperto di fiori celebra l’inverno e il miracolo dell’acqua, gli animali possono bere, le piante possono rinascere. Qualche famiglia lo abita, stretta nelle casette bianche, i panni stesi fanno da festoni.

Nella contemplazione di un paesaggio mai neanche immaginato, proprio lì tutto per noi, uno sguardo ferma tutto. Uno sguardo come a chiederti perchè, a ricordarti improvvisamente di dove sei e di tutto quello che hai. Dovremmo imparare dal deserto e celebrare anche noi la vita, pensai. Chi vive tra i suoi granelli di sabbia lo sa bene, pensai poi. Ed ecco aprirsi il filo spinato, c’è spazio per tutti tra la polvere e il profumo di menta e di tè. Qualche panca, due assi di legno, è semplice.

Questa è la storia di amicizie mute, in cui parlano i sorrisi e le rughe del viso, e ci stringiamo tutti in una sola umanità. E’ la storia di una tregua da tutte le guerre, perchè basta una tazza di tè e sentire che siamo uniti nello stesso progetto, lo stesso mistero. E’ la storia di uno e di tutti, di chi smette di avere paura e attraversa i muri di filo spinato. E’ semplice e ti senti vivo. Imparare a celebrare la vita, pensai.

Quella domenica fu bella davvero, quel deserto fu il nostro maestro. Quando arriverà tutta la pace che si merita? Perché non sono le finte preghiere di chi lo attraversa senza porsi domande che si merita. Calpestarlo è una responsabilità e incrociare quegli sguardi dev’essere testimonianza. E tiriamo giù il cappuccio, che il sole è tornato, che il sentiero prosegue.

 

 

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