di Aurora Colantonio

F. è una bambina bellissima. Le piace andare a scuola e fare i compiti. Il rosa è il suo colore preferito e da grande vuole fare la “dottoressa degli animali”. Vive con la nonna e le piace prendersi cura della casa. Ha 10 anni e sa che tra pochi anni si sposerà. È pacata e serena, ma guai a chi osa toccarle un membro della famiglia. Ha i capelli costantemente arruffati e le mani sporche di terra, come la sua tuta.

L. invece non ama fare i compiti. Non le piace che le si venga detto quello che deve fare e si arrabbia facilmente con le persone grandi, soprattutto con i maschi. Quando si concentra per leggere le si forma una rughetta verticale sulla fronte e i suoi occhi verdi diventano fessure. Quando ti prende la mano la stringe forte, come se avesse paura che potessi fuggire da un momento all’altro. Se si sente minacciata, si difende attaccando, soprattutto se pensa che qualcuno stia facendo del male al fratello.

F. fa il duro con tutti, deve dimostrare di essere un vero uomo, anche se ha 10 anni. E’ mingherlino, ma sa farsi valere. Poi ti si siede vicino per studiare e ti fissa con gli occhioni lucidi, sbattendo le ciglia lunghissime che sfiorano le guance, perché ti sei fermata un attimo a cercare di aiutarlo con la matematica. L’italiano non c’è proprio verso di farlo: l’alfabeto è il suo più grande nemico, dopo la verdura ovviamente.

F., L. e F. sono tre dei  50 bambini che frequentano la scuola della pace. Come tutti i bambini hanno bisogno di affetto, che si giochi con loro e che qualcuno li accompagni a crescere. Parlano una lingua diversa dall’italiano, quindi hanno difficoltà a studiarlo. Abitano in un posto dimenticato da tutti e per questo spesso anche loro vengono dimenticati. Vivono sin da piccoli la sessualità e molte volte si ha l’impressione di parlare con degli adulti. Il loro affetto e la loro voglia di starti accanto li rendono aggressivi, perché hanno davvero tanta voglia di farsi volere bene e di dimostrarti il loro, di bene (anche se con modalità particolari).

Hanno bisogno di essere accuditi, e come tutti i bambini hanno da insegnarti parecchio. Le emozioni le sentono forti in quel cuoricino e il loro corpicino pieno di graffi spesso nasconde storie che mettono i brividi. Storie che neanche gli adulti dovrebbero mai vivere. Essere abbandonati è l’insulto più grande che tu possa mai fargli, perché può coincidere con la realtà.

Sono bambini come tanti altri, ma hanno la pelle marchiata da una parola: “zingaro”.

 

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