di Nicoletta Biga

B come Balde e Bassirou.
C come Conteh.
A come Adama.
M come Mbappe.
S come come Sow Boye e Sissokou.
K come Kabiro.
Y come Yaya.

E potrei continuare ancora a riempire il mio personale e disordinato vocabolario personale.

A ogni nome un volto, una storia, un posto.

In questo piccolo angolo di mondo sconosciuto che è Africo tutti conoscono tutti, tranne noi. Entriamo in punta di piedi, con la musica nella testa e nelle orecchie. Ci guardano, ci guardiamo. Siamo a casa loro adesso che è anche un po’ nostra. Che alla fine non è di nessuno.
In fondo, penso che non siamo cosi diversi. A parte Bakari che è alto il triplo rispetto a me. Ma mi guarda sempre negli occhi.

Siamo viaggiatori, noi e loro. Abbiamo lasciato una Terra per scoprirne una nuova. Ci siamo messi in cammino, per vari motivi certo, ma sempre camminando.

Una volta siamo andati al mare e M mi ha detto : “ la vita è cosi, si parte , si torna, bisogna muoversi per trovare il meglio. Tu adesso hai aiutato me e io quando potrò aiuterò te.”
Non so rispondere, tutta questa verità nella semplicità mi sorprende . D’altronde quando si Cammina si aiuta sempre un compagno in difficoltà.

Ecco mi sento, come quando su un cammino in salita e pieno di sassi ti porgono una mano proprio nel punto più difficile e insidioso. Non te lo aspetti, ma non puoi che esserne grato. La mano inaspettata arriva dalle parole di A, che durante il momento dei saluti ci ringrazia con le sue parole, alcune sono così sincere che non riescono a prendere forma e suono. Oppure come K. che nel giorno del mio compleanno mi fa un regalo, nonostante ci conoscessimo da pochi giorni. O ancora come S. che ci vuole bene riempiendoci di sorrisi e dolcezza, ma che l’ultimo giorno non ci riesce a salutare.

E così l’altro che fa paura, diverso, indesiderato, nell’incontro si trasforma e lo scopriamo uguale a noi, se non migliore di noi. Questi ragazzi ci hanno insegnato che quando si da un po’ di Amore anche le barriere e le differenze più grandi possono crollare ritrovandoci umani, abitanti della stessa Terra e con gli stessi sogni.

Mohamed ci dice ancora una volta che il bene genera il bene, l’ascoltiamo con gli occhi lucidi e la pancia piena di cous cous e gratitudine.

Non può essere che così, le strade che percorreremo non possono che farci rincontrare.

Abbiate cura di Voi.

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