Scritto da Gabriella Ballarini

La luce entra da tutte le finestre, è arrivata la stagione dell’andare.

Andare dove?
Andare come?
Andare perché?
Cos’è l’andare?

L’andare è un movimento tondo, che non quadra quasi mai, si cammina la vita, si camminano gli aeroporti, si camminano le stazioni dei treni e poi le strade che si spostano dal cardo al decumano e fanno quadrato e fanno quartiere. L’andare è un movimento morbido, che ti prende la notte, nel sogno durante il sonno, nel risveglio durante il frastorno, nel silenzio durante il pensiero storto.
L’andare è un movimento che prevede gli altri, che ti prendo per mano, che mi prendi per mano, che dipingiamo la stessa tela, che spezziamo il pane di sera, da mettere a contorno del giorno appena trascorso, che ti dico come stai, che mi dici bene o male e tu?
L’andare è il viaggio che stiamo per affrontare, un altro viaggio? No, lo stesso viaggio.

Andare dove?
Andare come?
Andare, perché?

Perché l’educatore va e perde le frontiere, le scarabocchia, le scontorna e poi si interroga e si chiede: cosa sono le frontiere? A cosa servono? Come le chiamo, le mie frontiere?
E poi una domanda e una domanda ancora.
Punti di domanda si intrecciano in questo esordio, quando abbiamo paura e non sappiamo se saremo in grado, se saremo capaci, se avremo abbastanza coraggio, se saremo abbastanza bravi, se diremo la cosa giusta, se faremo il viaggio giusto.

Giusto per chi?
Andare verso cosa?

Siamo pronti, questo è il tempo della rincorsa prima del salto, un salto doppio carpiato, con una piroetta e ci diciamo ciao e ci vogliamo bene e poi ci diciamo anche arrivederci e ci abbracciamo.
Una volta ho scritto una lunga lettera per raccontare di me e alla fine ho scritto che non è necessario sapere tutto, ma è indispensabile sapere sempre il perché di tutto.
C’è, poi, chi cuce un promemoria, per dirvi di ricordarvelo il perché: perché siamo qui, perché ci viene un po’ da piangere, perché vogliamo spiccare il volo con il salto carpiato, perché lo vogliamo fare insieme…perché perché perché. La spilla dei perché che vive sul dipinto dei percome. Percome sono io, percome la vedo, percome sono abituato, percome percome percome.

E ci mettiamo lì, tra un perché e un percome e ci godiamo la stagione dell’andare.
La stagione dell’andare viene e va, come l’amore e come il sole che entra da tutte le finestre e ci dice che il calore si appoggia e se lo faremo entrare cuocerà il presente, come fa il pane nel forno e saremo destinati a sentirne il profumo, a goderne il sapore, a crescere attraverso il nutrimento.

Insieme.
Andare perché sì.
Ecco, andiamo, perché sì.

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