Una delle mie passioni più grandi credo sia la voglia continua di conoscere cose nuove e mettermi in gioco in esperienze diverse.  L’arte, nel suo più ampio significato, mi ha sempre dato la possibilità di vedere il mondo attraverso molteplici punti di vista, di scoprirmi e conoscere gli altri in modo non convenzionale, ma sicuramente, almeno per me, più ampio e profondo.

Ho cercato di portare questa visione anche nel mio modo di fare l’educatrice e nel mio insegnare il “teatro”, a grandi e piccoli.

“Il corpo nella pratica educativa” vuole essere un momento in cui metto insieme tutti i percorsi intrapresi in questi anni in cui ho deciso di dedicare la mia vita alla formazione, alla messa in gioco continua, alla conoscenza profonda di me stessa e del mio corpo. Due giorni in cui condivido conoscenze e competenze che maestri eccezionali e fondamentali per il mio percorso di crescita, hanno condiviso con me.

Mi piace pensare che il punto di partenza dell’educazione sia: noi stessi. Non darci mai per scontati e non darci mai per “finiti”. Credo che la bellezza di chi sceglie un lavoro come quello dell’educatore, dell’insegnante, di chi opera nel sociale o anche di un performer, sia proprio quello di essere infiniti, perché nell’incontro con l’altro abbiamo la possibilità di riscoprirci e rimetterci in gioco, rinnovando continuamente la nostra energia.

“Non è il teatro che è necessario, ma assolutamente qualcos’altro. Superare le frontiere tra me e te: arrivare ad incontrarti per non perderti più tra la folla, né tra le parole, né tra le dichiarazioni, né tra idee graziosamente precisate, rinunciare alla paura ed alla vergogna alle quali mi costringono i tuoi occhi appena gli sono accessibile “tutto intero”. Non nascondermi più, essere quello che sono.” (Jerzy Grotowsky)

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