Scritto da Ilaria Pegoraro

Cari amici Esf, vi ricordate di quel sabato? Lo sapevamo sin dall’inizio: sapevamo tutti che nonostante il freddo e la pioggia, nonostante le nuvole che coloravano di grigio i nostri occhi che scrutavano il cielo per cercare un raggio di sole, quella giornata sarebbe stata un viaggio, faticoso e insieme meraviglioso. Ricordate? Quel sabato non sono serviti gli scarponi e lo zaino, e di “passi invisibili” ne abbiamo lasciati, eccome.

Di quel sabato mi ricordo il rumore: tutti noi, 80, 80 voci, 80 storie che si spostavano nell’aria, 80 corpi che si muovevano per cercarsi, per raccontarsi, per navigare negli occhi dell’altro e sostare nelle sue parole per quei 2 preziosissimi minuti.

Quel sabato però è stato anche silenzio: un’ora di silenzio, sotto la pioggia, la quale tanto ho sempre mal sopportato quanto in realtà in quel momento ho adorato. Silenzio intorno a noi, suoni e pensieri assordanti dentro i nostri cuori. Tutti intenti a cercare un posto al riparo per non bagnare la carta e poter scriverli quei pensieri, guai farsene sfuggire anche solo uno. Ognuno intento a scrivere al proprio amico segreto e contemporaneamente ognuno emozionato al pensiero che da qualche parte, sotto qualche tettoia o sotto un albero, una penna stava componendo per lui.

Quel sabato è stato “prezioso diamantino”: dentro di noi un pezzettino unico! Le parole dolci e dure allo stesso tempo di Don Antonio, la sua fiducia nei nostri confronti, la sua attenzione, la sua convinzione nello sguardo. E noi tutti, tutti lì, ad identificarci negli ideali, nelle emozioni, nelle intenzioni, nei desideri.

Quel sabato è stato “Parola”: “…quando vi vedrò felici e sorridenti anche io lo sarò!” “Non penso di aver mai espresso abbastanza la gratitudine per la fiducia nei miei confronti: cosa ho fatto per meritarmelo?” “Forse il diamantino che abbiamo tutti noi e che ci accomuna è proprio il fatto di trovarci qui” “Grazie, perché mi sentivo vulnerabile e voi ci siete. Mi avete dato tanto!” “Grazie perché “ci” vedete ed essere visti da qualcuno non è così scontato: è bello che qualcuno creda nel piccolo pezzetto di paradiso che è in noi.” “Esf è pura energia in circolo, ed è nostro dovere farla girare!”. Insieme, ricevere, meraviglia, appartenenza, coraggio, diversi da tutti gli altri: grazie Esf!

E poi…quel sabato è stato fuoco e acqua, terra e aria.

Quel sabato è memoria, come memoria è il contenuto dei nostri biglietti, che abbiamo gettato nel fuoco. Quel sabato è dolcezza, come dolci le mani, quelle mani bagnate e acqua fresca che mi hanno accarezzato il viso con quel tocco e quella cura che non dimenticherò.

Quel sabato è stato luce, come la luce delle nostre torce puntate all’unisono verso il soffitto, e noi spettatori della meraviglia di quel cielo artefatto, ricco di stelle, nuvole, di lune.

Quel sabato è ritmo, come ritmici i movimenti di un semplice e delicato ballo; è profumo, come profumato il fumo che si alza dall’incenso gettato nel fuoco, a memoria di tutte le nostre partenze, per mete lontane e vicine.

Quel sabato è semplicità, come semplice è il sapore del pane, del vino e il profumo dell’olio d’oliva del quale sono pregne le nostre mani.

Quel sabato è stato amore, ed è stato il bacio di Don Antonio sulla fronte.

Amici Esf, mi rendo solo conto ora, al termine di questa mia lettera per tutti voi, di quale incredibile cammino abbiamo affrontato insieme quel sabato. Sì, un cammino curioso nell’altro, impegnativo, che si perdeva nelle nuvole che toccavano il convento, nelle gocce di pioggia che ci bagnavano gli impermeabili, nelle nostre fragilità e insicurezze ma che proprio in queste si ritrovava. Quel sabato dunque è stato ancora una volta viaggio per noi Esf.

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