Scritto da Michela Gubitta

E’ un martedì d’estate qualunque, poco più di un kilometro a piedi in compagnia di mia sorella e come tutte le mattine, una tazza di latte con una fetta di pane e crema di nocciole preparata da Lenuza, mi aspetta nel refettorio del Centro.

Lungo la strada incontro qualche amico e allora insieme giriamo una via, poi l’altra ed eccoci arrivati nel luogo dove trascorreremo ancora un’altra giornata. Qualcuno ha già iniziato a giocare, a calcio ovviamente, e poi ci sono Maria, Sorina e Andra: fingono di essere delle parrucchiere e creano acconciature. Sorina a Maria. Maria a Andra. Andra a Sorina.

Oggi al Centro ci sono anche sei persone nuove, sei volontari dall’Italia che staranno con noi due settimane. Li guardo, mi incuriosiscono, poi però quando incontro il loro sguardo abbasso i miei occhi grandi e neri chiudendo la testa tra le ginocchia. Divento una scatolina. Divento piccola. Divento una piccola scatolina.

Ho caldo, ci sono quasi trenta gradi e indosso un maglioncino con il collo alto, mi siedo sul muretto mentre gli altri si avvicinano ai nuovi volontari tentando di insegnargli qualche parola in rumeno. Gli saltano al collo, vogliono fare una foto insieme. Li osservo.

Ho troppo caldo e quasi mi mancano le energie, mi è venuto anche mal di pancia. Monica la mia educatrice mi accompagna in bagno e mi offre una maglietta di cotone a maniche corte. Mi sento un po’ più sollevata.

E’ il momento di conoscere i nuovi arrivati, ci chiedono di fare un cerchio e ci dicono di ballare e giocare insieme per imparare i nostri nomi. Mi avvicino. Mi allontano. Lascio il cerchio e trovo un angolino, un luogo protetto da dove poter guardare gli altri da lontano. Finalmente sono nel mio rifugio. Vedo Diana avvicinarsi, le educatrici vogliono che partecipi al cerchio del buongiorno ma sono stanca di fare quello che mi dicono i grandi.

Vorrei poter essere piccola, vorrei poter fare la bambina. Vorrei che qualcuno si prendesse cura di me. Non vorrei più prendermi cura degli altri. Vorrei i capelli puliti e i vestitini nuovi come mia sorella Uana. Lei si. Io no.

Vorrei ma non posso. E poi, come si fa a chiedere?

Buna! Mi chiamo Angela, ho undici anni e vivo nel campo Rom di Valle Brazi, Panciu, Romania.

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