Scritto da Marta Carli

Ambalakilonga, 09/03/2014

 Ieri era la festa della donna ed in città, a Fianà, ci sono state un sacco di manifestazioni…sfilate, canti, balli..e tutto in perfetto stile malgascio.

La strada brulicava di donne con i loro lamba colorati che esprimevano una femminilità sottile e antica..bello che si festeggi in questo modo una figura che qui non è cosi tanto rispettata.

In città si vedono i classici stereotipi di donne africane che corrono impegnate con immensi carichi sul capo e piccoli scriccioli con la testa a penzoloni legati dietro alla schiena, oppure si vedono donne indaffarate a vendere la qualunque in piccoli baracchini che si reggono su quattro assi incrociate o ancora donne sedute ai lati della strada che espongono tutto ciò che hanno con il massimo ordine su lenzuola dai colori più diversi che raccolgono tutta la loro fortuna.

Le mille altre donne, sono nascoste nelle piccole case di mattoni e terra o negli spiazzi adiacenti alle abitazioni o ancora nei giardini a raccogliere i frutti del loro lavoro, mentre si occupano della cucciolata.

Sono piccole, grandi donne…piccole di statura e corporatura, grandi nella fatica e nel sacrificio.

Molte sopportano con difficoltà la loro situazione e per dimenticare o sopravvivere si dedicano alla prostituzione o all’uso di alcool e droghe.

Difficile da concepire ed accettare, soprattutto quando le vedi sdraiate a terra che urlano addosso ai loro neonati per chissà quale motivo, si alzano a stento , barcollano e si aggrappano a qualsiasi appiglio pur di rimanere in piedi e dimostrare che loro una dignità la hanno ancora.

Per fortuna non tutte rimediano alle disgrazie in questo modo; tante si rimboccano le maniche, fanno chilometri e chilometri a piedi scalzi per recuperare ciò che serve loro per vivere e per far sopravvivere la loro famiglia…una vita che seppur molto semplice e povera per noi…è ricca di consapevolezza, indipendenza e spirito di sacrificio.

Le donne qui sono molto generose e accoglienti..nei sorrisi che distribuiscono, ma soprattutto nei gesti; capita certo che prima di chiedere il tuo nome, diano la precedenza a qualche centinaio di aryary, la moneta locale, ma anche questo viene fatto in modo simpatico, basta avere la risposta pronta.

Passare da “salama vasà”, che significa straniero, a “salama Marta” è una sfida interessante, non per fastidio o un capriccio personale, ma per il piacere di sentirsi davvero parte di qualcosa…non più ospite, ma donna come loro, alla pari, con molte fortune in più nella vita, ma uguali nell’essenza.

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