Scritto da Cristina Caruso

Quella tra me e il Madagascar sembra essere una storia destinata a non finire mai.

Il Madagascar mi forma e mi trasforma a suo piacimento: quasi quattro anni fa mi ha svelato il cammino da intraprendere, oggi mi mette alla prova come professionista e come donna.

Questa volta la sfida è ardua e avvincente: un progetto complesso e impegnativo tutto da gestire.

Quando mi è stato affidato l’incarico l’impresa mi sembrava quasi impossibile: fare formazione, mettere in rete una ventina di centri che si occupano di infanzia e attuare una ricerca sul campo in grado di creare un data base sui minori in difficoltà nella città di Fianarantsoa…insomma non esattamente una passeggiata!

Piano piano però tutto sembra prendere forma.

In questi mesi dedicati principalmente alle formazioni, ho incontrato il Madagascar che ogni giorno cerca, con i pochi mezzi a disposizione, di dare una possibilità ai suoi ragazzi, ho incontrato responsabili di centri preoccupati per lo stato di fatto e altri fiduciosi di un futuro migliore, mi sono confrontata con giovani e anziani educatori pronti a mettersi in gioco senza remore e poi loro, la mia croce e delizia, i 60 ragazzi alle prese con il loro primo lavoro, che ogni giorno mi fanno penare ma che mi regalano momenti di grande ilarità.

Questi i numeri: 48 i giorni di formazione, 140 le persone formate, circa 160 le persone coinvolte direttamente, più di 2000 quelle coinvolte indirettamente, ancora sconosciuto il numero di coloro che ne beneficeranno, 5 i mesi che mi separano dalla fine di tutto questo, inestimabile il bagaglio che mi porterò dentro.

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