Scritto da Francesca Riva
Dopo quattro mesi di Servizio Civile in Madagascar ritorno, precisamente dopo quattro anni, alla scuola luterano-protestante di bambini sordo-muti, dove avevo praticato tirocinio per l’Università. Il paese comprende in tutto sette scuole affiliate alla Chiesa Luterana Malgascia, una di queste è la scuola privata Se.Ma.Fi. di Fianarantsoa.
Ogni Martedì mattina è una sorpresa, a volte si propone loro attività espressive-creative, altre volte  si affianca l’insegnante nei vari momenti d studio (giochi sensoriali, piccoli esercizi di far di conto, esercizi di pre-scrittura, di demutizzazione, di lettura e di ginnastica labiale…). La giornata inizia alle ore 8.00 con la preghiera iniziale raccontata da uno degli insegnanti con le immagini e i personaggi staccabili e interscambiabili su un panno di feltro. Alle ore 10.00 c’è la prima pausa e il cuoco, anche lui ragazzo sordo-muto, cucina polenta di mais per tutti, dopo l’intervallo si continua a studiare fino all’ora di pranzo, a mezzogiorno. Ad ogni ora c’è una pausa di 10 minuti, dopo il pranzo la scuola ricomincia alle ore 14.00 e termina alle ore 16.00. Ogni Mercoledì mattina c’è un’ora di ginnastica, la scuola si divide in due gruppi, maschi e femmine e nello stesso cortile si organizzano giochi di movimento ed esercizi vari, anche se tutti i bambini sono affetti da un disturbo sensoriale è sorprendente vedere in loro un senso ritmico molto sviluppato. Per me è un grande piacere rivivere i bambini, alcuni ormai già dei ragazzini, rivedere le insegnanti, sapere e vedere che si sono sistemati molto meglio in una scuola più grande e più confortabile. Tutti i sessanta studenti sono divisi in cinque classi in base al livello cognitivo raggiunto, all’interno della classe ci sono bambini di sei anni insieme a ragazzini di tredici anni. Gli iscritti sono aumentati, anche se la lista di ingresso è sempre e ancora molto lunga e non tutte le famiglie possono permettersi di pagare la retta. Le ore di quella mattina potrebbero trascorrere in silenzio, pensando che siamo in una classe di bambini sordo-muti, in realtà fra suoni, versi, rumori, piccole urla, è come se fosse un continuo parlare, anche e soprattutto quando l’insegnante richiama il silenzio e la concentrazione. Non è semplice comunicare con loro, ma è bello e interessante imparare ogni giorno un segno, un gesto, una parola nuova.
E in ogni momento mi porto a casa un nuovo modo di comunicare, di guardare l’altro, di imparare a comprenderlo e di saperlo ascoltare…
“Devi abituarti a tutto, sai; è come cominciare in un posto in cui non sei mai stato, e non sai dove stai andando, né perché né quando devi arrivare, e tutti ti guardano, aspettandoti, e si chiedono perché non ti sbrighi. E non ti possono aiutare perché non sai come parlare con loro. Hanno tante parole, e tu sai che significano qualcosa, ma non sai cosa, e le tue parole non vanno bene, sono diverse e sono le uniche che hai.”  Scott Momaday, Casa fatta di alba

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