Lunedì  h:7.10 il mio aereo decolla in direzione Parigi dall’aeroporto di  Malpensa: è iniziato. Dopo un volo trascorso a cercare inutilmente di dormire ed aver attraversato a ritmo incalzante lo scalo Francese, arrivo al gate del volo per Tanà,dove credevo di trovare la mia tutor Elisa con le altre 2 ESF Giulia e Livia; il loro volo da Roma era, però, in lieve ritardo cosicchè sono arrivate all’ultimo momento per l’imbarco e siamo saliti a bordo. Si va! Il volo è stato tranquillo,anche se osservando il monitor con l’ itinerario la mia ansia cresceva nello stomaco man mano che ci avvicinavamo alla destinazione. Una volta atterrati nella capitale malgascia, ecco subito la prima sorpresa infatti siamo stati accolti da un clima degno di un fresco autunno milanese(del resto qui è inverno. Chi non sa che in Madagascar le sere d’ inverno ci sono 15 gradi!). Era ormai mezzanotte quando siamo stati portati in un piccolo hotel vicino all’ aeroporto, ed io mi sentivo insicuro e spaventato, ma non appena toccato il letto la stanchezza per il lungo viaggio ha prevalso. Il giorno seguente sveglia all’alba per proseguire alla volta di Fianarantsoa, questa volta però abbiamo viaggiato con il “taxi bruce”, tipico mezzo economico malgascio usate dai locali per lunghe tratte attraverso le campagne (il bruce), sul quale abbiamo avuto il primo vero contatto con la popolazione. La “corsa” su questo pulmino sgangherato è stata tanto affascinante quanto lunga, infatti ho avuto il primo saporito assaggio di Madagascar: gente seduta sul ciglio della strada a non fare nulla, venditori dei più svariati oggetti di artigianato, uomini lavorare la terra, coltivare il riso, cuocere mattoni, costruire case con le proprie mani. Ho visto un mondo diverso, fatto di miseria e povertà, di sacrifici, di privazioni senza vizi né lussi, di fame non saziata e di vite obbligate. Filnalmente eravamo arrivati a Fianarantsoa, il morso nello stomaco e la curiosità mi divoravano, e la paura di non essere adeguato ad un luogo come quello mi terrorizzava. Alla stazione dei Taxibruce è arrivato a prenderci Jacques Tina(Zack), uno dei 2 educatori malgasci di Ambalakilonga( la nostra nostra casa nelle future 3 settimane). Senza la più pallida idea sulla mia posizione non sapevo dove si trovasse la comunità, mi sentivo smarrito tuttavia mi stava accadendo qualcosa di strano, indescrivibile ma forte anzi fortissimo: i sentimenti che provavo stavano cambiando. Ambalakilonga si trova sulla cima di una collina, tra risaie e campi di terra rossa, giunti, si è aperto il cancello azzurro. Scesi dalla macchina ci è stata riservata un’ accoglienza calorosa, quasi bollente: facce sorridenti e allegre che proprio non mi aspettavo. Tuttavia il gesto che più mi ha lasciato perplesso è stato quello di Abel un ragazzo di 18 anni che senza avermi mai visto ne parlato prima mi è corso incontro e mi ha abbracciato forte per darmi il benvenuto. Ansie e paure sono volate via e così ho iniziato il mio vero viaggio.

Tommaso Fede Morpurgo

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