Scritto da Teresa Falanga

Il giorno in cui mi sono iscritta ad Esf non ero pienamente consapevole di quello che stavo facendo. Come per gran parte delle mie scelte era stata la curiosità a vincere, la voglia di sapere, di fare, di provare. Quella spinta inconsapevole mi aveva portato lì. Io che non ero né educatrice né viaggiatrice avevo deciso che volevo provare.

Il primo giorno di formazione “i vecchi” ci avevano parlato di luoghi lontani, di quei luoghi che a volte è difficile arrivarci persino con la fantasia. Forse sono state proprio le loro testimonianze a farmi pensare che valeva la pena continuare, che le strade si aprono solo se decidi di camminarle e che le persone le conosci solo se decidi di incontrarle.

Iniziai a fare i primi passi su un terreno già tracciato, sempre tenendo la mano di qualcuno. Chi aveva già camminato le strade di educatori senza frontiere aveva fatto si che le sue impronte rimanessero ben impresse sulla terra di modo che i nuovi educatori viaggianti non potessero perdersi. I vecchi esf erano, per noi giovani camminanti, come una lanterna nel buio, che se la segui non puoi smarrire la via e non puoi sentirti solo nemmeno quando pensi di aver  preso la strada sbagliata, nemmeno quando il buio più buio è tutto intorno.

Sono passati quattro anni e tanti passi dal mio primo giorno in esf. In questi anni ho camminato a lungo, a volte in salita, a volte in discesa, a volte ho corso, a  volte mi sono fermata per sapere se la direzione in cui stavo andando era quella giusta perché se non sai dove andare puoi sempre tornare sui tuoi passi. Ora che sei tu ad essere me, ora che sono io “la vecchia” mi auguro di essere all’altezza delle persone da cui io a mia volta sono stata guidata, mi auguro di essere in grado di lasciare sulla terra delle orme forti che ti aprano la strada, mi auguro di essere faro e compagna di viaggio, di essere testa, di essere cuore, di essere strada anche io per te e per chiunque abbia voglia di andare.

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