di don Antonio Mazzi

Per caso una notte mi trovai a girovagare nei cieli dentro ad un aquilone. E da lassù la terra era molto bella: laghi, foreste, città, montagne, mari, villaggi. Tutto era infinitamente bello! Senonché, ad un certo punto, vidi una cosa strana, non solo io ma anche il mio aquilone, che mi strattonò tra una nuvola e l’altra. Cos’era questa cosa? Tra due file di colline, si distendeva una cittadina, di circa settantamila abitanti (così dai miei calcoli) contenuta dentro strade che sembravano dire qualche cosa.

Abbassai il mio aquilone, e mi accorsi che l’intera cittadina stava dentro a strade che viste da sopra si leggevano come “PACE”. Non solo, ma abbassandomi, sin quasi sopra i tetti, con la felice collaborazione dell’aquilone, vidi che dentro la pancia della P c’erano tutte le opere religiose, chiese, conventi, cimiteri, istituti e invece, nella barra lunga della P, c’era una infinita distesa di grano, con nel centro un forno, sempre acceso che faceva il pane per tutta la gente, in fila, paziente, che aspettava il proprio turno. Nelle strade, invece, della A, la parte superiore conteneva case, (Dimenticavo: tutte le abitazioni della città erano su uno o due piani) tutte con un appartamentino in più, sempre pronto per accogliere chi ne avesse avuto bisogno.

Al centro un lungo ponte divideva la parte sotto, piena di officine e di luoghi di lavoro. Con uno strattone l’aquilone mi portò di nuovo in alto per farmi capire meglio, perché a dire la verità, ero un po’ confuso, meravigliato e quasi convinto di essere io un po’ fuori di testa. Altra discesa stavolta decisiva. Le strade segnate dalla C erano molto chiare e indicavano il centro della città con i negozi, con le palazzine dai colori più svariati. Occupava la grande piazza un albero bellissimo, alto, largo, carico di colori verdi e gialli. Ho capito dopo che l’albero dava significato all’intera città. Strattoni dell’aquilone e il giallo dell’albero non erano foglie ma frutta: aranci, si! aranci.

Torno su in alto, mi riposo un po’ e tento di pensare cosa significavano questi colori. Poi l’ho capito: c’è pace dove gli spicchi dei frutti anche se diversi, riescono a stare insieme e addirittura essere felici e dolci. C’è pace dove tutti riusciamo a coabitare in modo tale da produrre dolcezza, gusto, tavola, cena, allegria anche se “spicchi”. Le ultime strade erano più complicate e ancora più divise. Nella parte superiore della E c’erano le scuole e tutte le attività educative e aldilà dell’altro ponte, tutte le attività sportive.

Mentre stavo capendo qualcosa, una gran botta mi svegliò e mi trovai sulla poltrona.

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