Scritto da Martina Alessandrini

Quando ero piccola e andavo a trovare la mia nonna, mi piaceva fermarmi ad osservare un quadro che era appeso nel corridoio.
Un quadro che rappresenta due bambini, un bambino africano e un bambino europeo, l’uno vicino all’altro, che camminano insieme lungo una strada di terra rossa.
Quando ero piccola e andavo a trovare la mia nonna, mi piaceva sedermi su uno dei quattro scalini che portano alla sua porta d’ingresso ad ascoltare i racconti di viaggio di mia zia Marisa.
Aveva un diario tra le mani e, mentre lei leggeva, io trasformavo in immagini le sue parole.
Immaginavo villaggi con casette dal tetto di paglia, donne in cammino con taniche d’acqua in equilibrio sulla testa, bambini, tanti bambini insieme, tutti con il sorriso.
Un viaggio alla scoperta di quei paesi lontani, di quelle terre tutte da scoprire…sogni di una me bambina, sogni, pensieri, progetti, che mi hanno accompagnato nel corso di tutta la mia crescita.
E chi lo dice che i sogni non si possono realizzare?

Siamo sempre presi dalla frenesia del tempo, legati al tic tac di un orologio.
Siamo sempre alla ricerca di altro, di qualcosa di migliore, senza accontentarci mai.
Siamo sempre pronti a guardare con occhio critico e a lamentarci di quello che accade intorno a noi.
Il nostro pensiero, i nostri sogni sono sempre bloccati da troppi “se”, troppi “ma”, troppi “ci penserò domani”.

Un giorno qualcuno mi ha detto “sono i piccoli che cambiano il mondo”.
E io ci ho creduto.
Ho cambiato le mie priorità. Ho messo da parte certezze, sicurezze, stabilità.
Ho scelto di stravolgere la mia quotidianità. Ho scelto di non fermarmi.
Ho scelto di camminare ancora, alla ricerca di una nuova meta, o della stessa, ma percorrendo una strada diversa: non quella dritta avanti a me, ma quella nascosta, a lato, la strada sterrata: la strada del cuore.
Ho scelto di mettere in pausa la testa e di seguire il cuore, di concretizzare i miei sogni di bambina.
Ho scelto di scommettere su me stessa, di darmi un’occasione, di rinunciare ad alcune comodità per darmi la possibilità di scoprire, scoprirmi e meravigliarmi ancora.
Come un grande albero, che ha fatto crescere le sue radici in un terreno fertile, sicuro e protetto, e ora lascia crescere i suoi rami liberi, in alto, verso nuovi orizzonti, nuovi colori; così anche io ho voluto regalarmi una possibilità, regalarmi del tempo prezioso, regalarmi una nuova crescita, una nuova fioritura, alla ricerca di nuove bellezze.
E così, da sei mesi sto camminando le strade del Madagascar.
Ogni giorno rivivo la scena di quel quadro che tanto mi affascinava da bambina, e che continua a farlo ancora.
E purtroppo la realtà non è come immaginavo da bambina.

Cammino nuove strade ogni giorno.
Strade di terra rossa.
Strade che raccontano la vita delle persone che la abitano.
Strade povere, sporche.
Strade vissute.
Su queste strade ho imparato a cambiare il modo di guardare le cose.
Su queste strade ho imparato a non fermarmi a ciò che vedo, ma ad andare oltre.
Su queste strada ho imparato a non accontentarmi.
Su queste strade sto scoprendo nuove bellezze.
Su queste strade sto incontrando tanti limiti, tante difficoltà.

Sto riscoprendo il valore della semplicità e maturando la consapevolezza che è davvero difficile poter cambiare. Siamo impotenti verso il cambiamento.
Ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole … non lo so ancora cosa ci vuole!
Però bisogna esserci.
Essere presenti.
Vivere la quotidianità.
Entrare in punta di piedi in una realtà completamente diversa dalla nostra.
E osservare, senza giudizio, ma con curiosità.
Ogni giorno cammino queste strade con ragazzi pieni di sogni, di desideri per il futuro.
Cammino con ragazzi che hanno gli occhi che parlano, che raccontano le loro paure.
Cosa vuol dire diventare grandi?
Cosa mi offre la città in cui vivo?
Quali possibilità ho?
Cosa posso fare?
Fianarantsoa è una grande città di passaggio,
e i suoi marciapiedi sono abitati da tanti bambini, ragazzi, donne, uomini.

Bambini, ragazzi, donne e uomini che hanno fatto della strada la loro casa.
Bambini, ragazzi, donne e uomini che faticano a sognare un futuro.
Bambini, ragazzi, donne e uomini che non hanno possibilità di cambiare il loro futuro.
Bambini, ragazzi, donne e uomini che ogni giorno cercano nuovi stimoli in quello che la strada offre loro.

Alcol, droghe, furti, prostituzione.
Cosa possono sognare i ragazzi di Fianarantsoa?
Sul territorio sono presenti alcune realtà che cercano di offrire loro una risposta, una possibilità.
Tra tutte, ce ne è una, che si trova in periferia, in cima ad una collina.
È una grande casa che in questi mesi è diventata la mia casa: Ambalakilonga.
Ambalakilonga è un’occasione.
Ambalakilonga è un sogno diventato realtà.
Ambalakilonga è comunità.
Ambalakilonga sono un centinaio di bambini che ogni mattina riempiono di colore e allegria le aule della piccola scuola materna, insieme a Mialy, Narindra e Noeline, le loro insegnati.
Ambalakilonga sono 20 ragazzi e ragazze della scuola professionale per educatori HUMAN, che credono che “l’educazione sia l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo” (Nelson Mandela). Ragazzi e ragazze che hanno scelto di mettersi in gioco, di essere promotori di cambiamento nel proprio paese, partendo da loro stessi.
Ambalakilonga sono Angelo e Manu, infermieri del piccolo dispensario, che ogni giorno si prendono cura di donne, uomini e bambini dei villaggi vicini.
Ambalakilonga sono Angelo, Stella, tutte le donne e gli uomini che lavorano all’interno di Ambalakilonga, per renderla un posto migliore, un posto accogliente a tutti.
Ambalakilonga sono tutti i ragazzi che vivono ad Ambalakilonga, ragazzi provenienti dalla strada, dall’orfanotrofio, da situazioni di povertà ed abbandono. Ragazzi che hanno scelto Ambalakilonga, regalandosi una possibilità, una speranza, un futuro.
Ambalakilonga sono Zak e Jocelyn, gli educatori di Ambalakilonga, che vivono la quotidianità con i ragazzi, accompagnandoli e supportandoli nel loro percorso di vita, offrendo loro nuovi stimoli, nuovi orizzonti.
Ambalakilonga è Rosario, che undici anni fa ha accettato una grande sfida e, nonostante le difficoltà presenti, ogni giorno continua ad accettare questa sfida, cercando di valorizzare sempre il bello di questa terra, che è diventata la sua casa.
Ambalakilonga è Cristina, che ogni giorno cerca e trova il modo per continuare a far vivere e crescere tutte le realtà presenti ad Ambalakilonga, pensando e scrivendo nuovi progetti, nuovi sogni per il futuro.
Ambalakilonga sono Don Antonio, Cristina e Gabriella e tutta la grande famiglia di Educatori Senza Frontiere, che hanno permesso la nascita di tutto questo e che ogni giorno si impegnano a mantenere l’impegno preso.
Ambalakilonga siamo io, Francesca, e tutti i volontari che ogni anno scegliamo di vivere per un po’ di tempo la vita di Ambalakilonga, per lasciare la nostra piccola impronta, per imparare a stupirci della diversità.
Ambalakilonga puoi essere anche tu.
Tu, che puoi sostenere Ambalakilonga, i suoi ragazzi, i suoi progetti.
Tu, piccola goccia di un grande oceano.
A te, proprio a te, propongo questa cena solidale per conoscere più da vicino Ambalakilonga, per lasciarti coinvolgere da una nuova realtà tanto diversa dalla nostra, per farti riscoprire la bellezza delle piccole cose, la meraviglia che piccoli gesti possono creare, lo stupore nel vedere che i sogni possono trasformarsi in realtà, per dimostrati che “sono i piccoli che cambiano il mondo”.
Una cena solidale perché “Solidarietà vuol dire essere tutti responsabili di tutti”.
Ti aspetto!

Cliccando QUI troverai l’evento su Facebook

Mercoledì 20 Giugno 2018
alle ore 19.30
presso l’Oratorio San Giuseppe di Pressano (TN)
Costo:
– 20€ adulti
– 5€ bambini
Per info e prenotazioni entro Domenica 17 Giugno 2018,
contattate il numero 0461 870267
o scrivete a martina.alessandrini92@gmail.com

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