Scritto da David Perfetti

Eravamo pronti. Eravamo in tre. Ognuno con il suo bagaglio, interiore e fisico.

Ci trovavamo di fronte a lunghi corridoi, sia a destra che a sinistra, tutti con innumerevoli porte, tutte identiche.

Da dove partire?

Abbiamo iniziato da quella porta e ci siamo ritrovati, in soli pochi passi, ma solo fisici, in un museo. Il più grande museo di una bambina mai esistito.

La sua collezionista privata, era entusiasta nel mostrarceli, tanto che ci trasportò in un mondo disegnato, pieno di colori pastellati, in scenari di feste di compleanno, di animati mari azzurri e di verdi vivaci prati.

Dopo averla ringraziata, e facendo attenzione a non avvicinarci troppo alle opere, per non far suonare l’allarme, usciamo. Entriamo in una nuova porta, ad accoglierci c’era un veloce Maratoneta. In quel momento era in riposo e, quando non camminava, non poteva fare a meno di lasciare messaggi filosofico-psicologici, che ti facevano fermare un attimo, per raccoglierli delicatamente, per poi poterli conservare stretti al nostro cuore.

Con l’animo impreziosito usciamo e affrontiamo un altra porta, quella del Signor No.

Lui era li che ci osservava ed ad ogni domanda non faceva altro che scuotere la testa, fin quando non son apparse delle sonore bolle di sapone. Al suono delle leggere note iridescenti i suoi movimenti si tranquillizzarono, trasformando il suo sguardo in due solitarie e rilassanti isole dove approdare e ritrovare se stessi.

Poco a poco le bolle scompaiono, con loro la musica, ma i colori e la serenità rimangono nell’aria e noi pian piano, per non rovinare l’incanto silenziosamente ci allontaniamo.

Un altra porta, anche questa identica a tutte le altre, ci attende per essere attraversata, almeno così credevamo, invece veniamo subito bloccati.

Nel Regno SS, del Sonno e del Silenzio, era preferibile non entrare, avremmo rischiato di rovinare quel particolare e tanto ricercato ecosistema, così ci ha detto il Principe Innamorato, sul suo trono mobile.

Il suo amore era così forte che rimaniamo con lui sull’uscio e quasi immediatamente si accese una scintilla tra lui e la mia compagna di viaggio. I due s’innamorarono e in un mazzo di carte abbiamo ricercato la loro energia, verificando che i cuori al suo interno fossero realmente accoppiati…e come per magia quella scintilla d’amore si trasformò in stupore.

Con quella leggerezza, che la meraviglia regala, ci salutiamo.

Il nostro viaggio prosegue, alla ricerca di un nuovo incontro, di una nuova realtà.

Entriamo in un’altra porta, ci attendeva un uomo disteso, che osservava la scatola delle immagini in movimento, la televisione, come ci disse il Saccente. Lui sapeva dare, a tutti, le indicazioni e gli atteggiamenti migliori da seguire, dalla medicina alla cucina, alla vita quotidiana. Con lui c’era il Comandante Bianco e noi subito sull’attenti, nel nostro maggior rigore militare. Con un luminoso sorriso ci mise subito in riposo e ci insegnò a marciare, anche se poi noi lo sapevamo già fare…sue parole!

Con un saluto rigoroso, attenti come soldati, ci allontaniamo marciando pronti a difendere nuovi sconosciuti territori.

Di colpo ci ritroviamo nel camerino di una ballerina, ora critica artistica di danza, che ci accoglie con due occhi luminosi. La sua luce illuminava il palco che attendeva l’esibizione delle nostre due ballerine, la giudice scelse la musica ed iniziò la gara.

Chi ha vinto tra le due, ora non lo ricordo. Ricordo bene, però, la gioia della critica mentre osservava le due concorrenti, e la timidezza nel dare un giudizio alle loro coreografie.

A selezioni ultimate, ringraziamo l’etoile, scendiamo dal palco e proseguiamo per il nostro andare.

Mentre ci allontaniamo, incominciamo a vedere una strana luce che proveniva dalla porta accanto; una luce forte, intensa, che appariva e scompariva.

Entriamo incuriositi, un uomo, con la barba bianca, era li in dormiveglia, un po’ annoiato. Dopo le nostre presentazioni, ci ritroviamo ad occhi chiusi ad ascoltare le onde del mare che, con il loro andare e venire, riportarono in superficie i suoi ricordi più dolci e romantici in compagnia della sua amata moglie, bagnati da quell’acqua interiore che rende il passato sempre vivo in noi.

Con la gratitudine nel cuore, per aver voluto condividere con noi quei suoi delicati ricordi, salutiamo il Guardiano del Faro, e solo in quel momento, con l’animo salmastro, capimmo che cosa era quella luce che vedemmo all’inizio.

Tra un mondo ed un altro, in altre porte siamo entrati, affacciandoci, abbiamo visto terre disabitate temporaneamente, ma non vuote, non prive di vita.

Li vi erano oggetti, foto, scarpe, vestiti, cibo, oggetti, lenzuola stirate o letti disfatti. Nell’aria energie in riposo, come tutte le cose li intorno, inanimate, ma pronte a ritornare vive, nella mente di chi li vedeva, o in attesa di rianimarsi, con le storie dei loro proprietari.

Fuori il sole stava iniziando a sparire, la giornata con la sua luce, stava per terminare, come il nostro viaggio era giunto ormai a conclusione.

Io, Sciocolat e Pisugnola, rientriamo nella nostra stanza, ci cambiamo e apriamo la porta, la nostra porta, anche questa identica a tutte quelle viste e attraversate.

Usciamo differenti, diversi, non perché non avevamo più il trucco sul viso, ma diversi perché abbiamo viaggiato, abbiamo avuta la fortuna di conoscere, sognare, confrontarci, condividere e sperare…perché ogni volta che intraprendiamo un viaggio, vicino o lontano che sia, sappiamo che vogliamo continuare a camminare.

 

 

 

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