Scritto da Veronica Tucci

Ci siamo quasi, ancora pochi giorni e sarò in Angola. La sensazione è quella di non aver fermato sufficientemente i pensieri per indirizzarli al cassettino “viaggio ESF”. Come ci si prepara per un’esperienza così?! Penso a ciò che potrebbe servirmi, sfogo la poca creatività rimasta nell’ideare qualche attività attraente, saluto tutti coloro che sono ancora in tempo per abbracciare e sento come se, nonostante tutto, ancora non avessi neanche iniziato la mia preparazione, quella che mi consentirà di vivere al meglio questa avventura.

E’ buffo, più ci penso e più mi rendo conto che non posso essere realmente preparata per quello che vedrò, per i caratteri che incontrerò, per le mie difficoltà e per quelle delle mie compagne: non posso dare risposte a domande che non conosco! Posso immaginare una terra di contraddizioni, dove il wi-fi della nostra struttura convive con bambini lasciati a se stessi, e i negozi cari sono vuoti della gente che non vive con il denaro in tasca. Credo che sgretolerò l’idea dell’Africa che si erge nella mia testa da sempre e tutto quello che ho sentito dire avrà bisogno di essere reinterpretato.

In tutto ciò io non mi vedo, non riesco a collocarmi con un ruolo all’interno di questo disegno. Si, siamo educatori, ma in fondo ci sarà davvero bisogno di far fiorire questi ragazzi? O vestiranno già i panni degli adulti che saranno, i migliori che potranno diventare?

Siamo educatori ma siamo anche noi stessi e dovremo portarci in una terra così lontana con tutte le nostre difficoltà. Temo che un mese non basti per aprirmi realmente allo scambio con l’altro, che la non conoscenza della lingua mi impedisca di spiegare ciò che non so trasmettere. Potrei sentirmi fuori posto, potrei essere io stessa l’unico ostacolo che impedisce al posto di ingoiarmi rendendomi parte di esso.

Ma poi mi ricordo che questo viaggio non è solo mio, che altre ragazze scopriranno con me il sentirsi straniere e che i loro talenti aiuteranno i miei a non essere timidi. In realtà metà di questo cammino è già stato fatto: nell’incontrarci e formarci abbiamo raggiunto una ricchezza che qualsiasi “fallimento” non potrà portarci via. Insieme ci siamo messe in gioco durante la formazione e insieme lasceremo che l’Angola ci educhi.

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