Scritto da Cristina Caruso

Qualche giorno fa un mio amico di vecchia data, scout da sempre, mi ha chiesto una testimonianza per lanciare un’attività al suo gruppo.

Ogni anno a fine febbraio, tutti gli scout del mondo, festeggiano la Settimana Internazionale dello Scautismo.

E’ un modo per ricordare l’anniversario del fondatore degli scout, Baden Powell e nello stesso tempo per riflettere, attraverso una serie di attività in stile scout, su alcuni temi sociali dettati ogni anno dall’organizzazione mondiale dello Scautismo (WAGGGS and WOSM).

In questi anni, i temi scelti corrispondono agli 8 obiettivi del Millennio (Millennium Development Goals) fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite.

Quest’anno tra gli 8 obiettivi quello da approfondire con ragazzi e capi è il 2° obiettivo “Garantire l’educazione primaria universale”.

Ecco il risultato.

Ciao a tutti,

è strano per me scrivere una lettera e non potere fantasticare  sui volti delle persone che la riceveranno però, al contrario di quello che pensavo, scrivere a voi non è  poi così difficile; infondo siete parte di quella grande famiglia scout che nel mio cuore rimarrà sempre tale: famiglia!

Anche se non posso immaginare i vostri di visi, è proprio da questo che voglio partire: occhi, nasi, bocche, sguardi, sogni, speranze, vita!

Quelli che avete appena visto sono i nostri piccoli “Universitari di Ambalakilonga”, bimbi che nella nostra comunità in Madagascar frequentano l’asilo e che senza questa opportunità si ritroverebbero tutto il giorno soli per strada aspettando il rientro dei genitori impegnati nelle risaie.

Quando Alessio mi ha chiesto una mia testimonianza la prima cosa che ho fatto è stata, ovviamente, leggere attentamente il documento delle Nazioni Unite, più leggevo più il mio viso continuava a contrarsi e la mia espressione si trasformava in un ghigno e, in fine, in una smorfia di stizza.

Troppe storie ho incrociato nel mio cammino, storie lontane tra di loro, dal sud America all’Africa, storie diverse, diverse le lingue e le parole, ma tutte accumunate dall’ingiustizia di un infanzia negata, di un’istruzione inaccessibile. Troppe storie ho ascoltato, tante che non ricordo più nemmeno quante e questo di un colpo fa perdere senso a tutto quello che ho letto, svuota quel documento di qualsiasi significato.

Dieci anni sono passati dalla stesura di quel documento ma, nel mio piccolo, posso dire che nulla è cambiato.

Da quattro anni lavoro sul campo e da quattro anni continuo ancora a stupirmi e incavolarmi per la totale immobilità. In questa parte di mondo non si tratta soltanto di una totale assenza dei diritti dell’infanzia, il problema qui è il riconoscimento dell’infanzia stessa.

La scuola è un lusso che pochi possono concedersi e, laddove c’è, è fatiscente con totale assenza si senso pedagogico e didattica. Professori incompetenti, programmi inadeguati, metodologie obsolete, questo è il quadro di quello che vedo e vivo ogni girono.

A questo punto vi domanderete, vi assicuro che io lo faccio ogni santo giorno…: che fare?

L’unica risposta che ho trovato fino ad oggi è una sola: FARE!

Buona strada…

Cristina

Un saluto direttamente dai nostri “universitari”: Clicca qui!

 

 

 

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