Scritto da Andrea Perri

Capita che senza sapere bene né come né perché ti trovi a fare un corso base con Educatori Senza Frontiere.

Capita che capisci che questo corso dovrai viverlo per te stesso, senza sapere bene  né come né perché.

Capita che “incontri” un filo. Un semplice filo di lana, colorato, caldo, leggero, di quei fili che uniscono.

Capita che per te quel filo diventa pesante, scuro, freddo, un filo che ti stacca sempre di più dagli altri a ogni passaggio, un filo che fai fatica a reggere. Ogni intelaiatura, ogni nodo, ti allontana sempre di più dal resto del gruppo, ogni lancio del gomitolo ti sembra una pietra.

Capita che non capisci.

Capita che sei lì, fermo, reggi quel filo fra le tue mani, non aspetti altro che il momento in cui lo lascerai, in cui non dovrai più tenere quel filo in mano, perché quel filo, con il suo andare lento ti toglie le forze. Sono lì, con quel filo in mano e non capisco.

Faccio fatica. Tutto quel freddo, tutto quel peso, tutto quell’allontanarsi dagli altri.

Il filo mi ha messo in un angolo, forse perché vuole che mi incontri con me stesso.

Il filo mi ha messo in un angolo, forse perché così posso esprimere contro di lui la frustrazione del momento.

Il filo mi ha messo in un angolo, forse perché solo così avrei potuto sentire il paragone con il lavoro dell’artigiano.

Il filo mi ha messo in un angolo, forse senza sapere bene né come né perché.

Forse inizio a capire. Forse.

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