Scritto da Elisa Frezza

Tornare in Sierra Leone ha il sapore di un cibo assaggiato in tempi lontani, ma di cui ci si ricorda molto bene il gusto, non appena lo si rimette in bocca.

Ho lasciato questa terra con un grande dolore dentro, ho faticato a rientrare a casa, una parte di me era rimasta qui e non voleva saperne di tornare.

Ogni giornata era così intensa da mandarmi a letto con la nausea e un macigno dentro al petto. Mi ero documentata bene prima di partire… film, articoli, libri… La guerra era finita già da diversi anni, eppure erano ancora tanto evidenti i segni che ha lasciato sui corpi dei ragazzi amputati con cui trascorrevo le mie giornate, sugli edifici ridotti in macerie e non ancora ricostruiti, sulle strade dissestate che sembra impossibile percorrere quando piove.

Oggi p. Maurizio ci mostrava la strada su cui i ribelli hanno iniziato la loro marcia quando hanno invaso Freetown e dato il via al massacro perpetrato sui civili. Ho rabbrividito al pensiero di questo ricordo ancora vivo nelle persone che vivono qui.

Tornare in Sierra Leone vuol dire riassaporare il gusto amaro di un’atroce pagina di quella storia che vorrei sentissimo tutti come la nostra.

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