Scritto da Claudia Minelli

Non avrei mai pensato che la sveglia delle 3.55 della notte sarebbe stato un momento magico …
Qui ogni  mattina quattro ragazzi si svegliano per preparare la colazione per tutta la comunità.
Non ci avevo pensato che mettere a bollire un pentolone d’acqua su una stufa a legna, cuocere le verdure e apparecchiare il refettorio, volesse dire due ore di lavoro, quando ancora manca più di un’ora  allo spuntar del sole. Non ci avevo mai pensato perché non avevo mai considerato il riso a colazione abituata al latte, ai biscotti e al mio forno a microonde che in un attimo scalda tutto.
La prima volta mi sono alzata così presto perché due volte alla settimana i ragazzi  fanno kung fu e volevo vederli.
Queste discipline hanno sempre un gran fascino, ma quella mattina mi sono lasciata catturare da Fanilo, che era di turno per la colazione.
È davvero bello vedere la cura con cui cucinava la polenta dolce a quell’ora .
Una settimana dopo ho voluto rialzarmi. Sempre di martedì, giorno di kung fu, ma questa volta non c’è perché il ciclone è arrivato qui a Fianarantsoa e il vento sembra portarsi via pezzi di casa.
Non importa qualcuno si alza lo stesso, la colazione è da preparare.
Mi vesto, molto prima delle quattro perché il vento non mi lascia dormire, e scendo in cucina dove Jocelin, Efrem, Ralay, Romain e Roland stanno pulendo il riso. La stufa è già accesa e c’è già l’acqua del riso a scaldare.
Pulisco un po’ di riso anche io, ma vista  la mia  difficoltà a farlo saltare senza farne cadere la maggior parte a terra, passo alla pulizia dei gamberetti
Pochi minuti e il riso è pulito quindi siamo tutti attorno allo stesso piatto a pulire il pesce. Non parliamo, si sente il vento fuori e la legna del forno. Io di solito non amo il silenzio, mi imbarazza, ma stamattina è magico. Fuori sembra scatenarsi l’inferno e qui, intorno al piatto di gamberetti, si sente pace e calore.
Poco dopo va via la luce, per fortuna siamo già a buon punto, ora c’è da controllare la legna nel forno e aspettare, fra non molto arriverà anche la luce dell’alba che ci aiuterà a finire.
Nell’attesa ci sediamo su una panca che abbiamo spostato davanti alla stufa. C’è una piccola radio che ci tiene compagnia, intuisco che trasmette dei canti religiosi perché riconosco le parole del Padre Nostro, che cantiamo tutte le sere in cappella con i ragazzi della comunità.
Stiamo così per almeno un’altra mezz’ora, Jocelin l’educatore, canta e gioca con Ralay prendendogli il naso, come fanno i papà con i bambini.  E Ralay, come i bambini,  nasconde la faccia  e scappa. Sbadigliamo tutti anche chi è meno stanco perché anche qui lo sbadiglio è contagioso.
Sarà il fuoco, sarà l’essere al riparo dal vento, sarà l’essere seduti tutti vicini ed aspettare insieme, sarà la novità, ma per me è un momento magico.
Poco a poco arriva la luce anche se coperta dalle nuvole, poco a poco si svegliano i ragazzi e la maggior parte di loro scende in cucina a salutare e, se può, a dare una mano a finire.
Aspetto che tutti entrino in refettorio e con il cuore già pieno di gioia mi avvio verso la mia stanza dove comincia la nostra giornata e la nostra colazione  da “vasà”.

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