Che la festa poi, la facciamo noi, la facciamo ad ogni passo, ogni movimento del piede e del ricordo, ogni sfumatura del nostro viaggio, del nostro itinerario di gessetti colorati. Che se viene un soffio di vento si attenua e se la pioggia irrompe, si cancella. Ma noi la strada poi la rimettiamo insieme e non rinunciamo mai al fatto che sia momentanea, un progetto destinato a cambiare destinazione, una destinazione destinata a reiventarsela sempre la festa.
Quell’incontro e la passeggiata tra la polvere e le treccine che poi ci facciamo scattare le foto, le lacrime dell’arrivederci, la voglia di non dire mai “ci rivedremo” se tanto sai che non torni più, salutarsi durante la festa, farsi sorprendere dal congedo dello sconosciuto che ti mostra la sua manina e la stinge attorno alla tua.
Quella volta che non te la scorderai mai e che ricorderai per sempre, perché è tua, perché ti appartiene come non ti era mai appartenuto niente prima, sederti sullo scalino della scuola e guardare la vita scorrere di fronte ai tuoi occhi, la vita che ti sorprende e tu non puoi non accorgertene.
Quel pensiero che non avevamo mai fatto, quella voglia di non accettare che la festa c’era prima di noi e ci sarà anche dopo, quella sensazione di non essere determinanti, quel rammarico nel non essere indispensabili, quella festa che non sappiamo come chiamare, quell’andare a cui vogliamo per forza dare un nome.
E poi mi ricordo quel pomeriggio quando rimanemmo bloccati nel fango e il freddo e le paure per i più piccoli e i più piccoli che invece si divertivano, quello spazio di tempo in cui pareva che il tempo si fosse fermato per accelerare. E il buio e gli odori pungenti e tutti stretti per non sentirsi soli: dalla porta dell’autobus si sente bussare, a mezzanotte qualcuno ha pensato che dovessimo mangiare, forse in quel momento ho sostituito la paura con quella festa che un giorno mi raccontarono così: “La tua casa è distante mille miglia dalla mia, e io sono uno che si mette in viaggio solo quando ne vale la pena. Ebbene, ne val proprio la pena, se si tratta di prender parte alla tua festa.
Non vedo l’ora di essere da te!”
Gabriella Ballarini
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