Là, la terrà e la polvere sono tante, il loro colore rosso penetra nei vestiti, nella pelle, e vi rimane incollato per giorni e giorni, ma non da così fastidio come potrebbe sembrare, anzi, inizialmente ti aiuta a sentirti un po’ parte di quel mondo. Quando soffia il vento tutto si amplifica, la gola si riempie di polvere, gli occhi pizzicano un po’ e tutto si ricopre di quel caldo color ambrato.
Là, la gente è tanta, le famiglie sono numerose e si sostengono a vicenda formando comunità e villaggi, dove poter condividere quello che hanno. Non esistono uomini soli.
Là , i bambini sono infiniti, spuntano come funghi da tutte le parti, arrivano mano nella mano con fratellini e sorelline di cui sono responsabili. Hanno occhi speciali, come lenti di ingrandimento riescono a catturare ogni particolare, il loro sguardo è innocente ma allo stesso tempo maturo. Spontanei come bambini, responsabili come adulti, ballano e cantano con tutte le loro energie, mostrando la loro natura.
Là, la povertà è tanta, la si osserva ad ogni angolo, ad ogni capanna, su ogni autobus, nelle scuole, negli ospedali … le mani degli adulti, le pance dei bambini, gli occhi di una mamma, la parola di un anziano.
Là, il rispetto è fondamentale, non solo nei confronti degli adulti, ma anche con i ragazzi, ordine ed educazione non mancano mai.
Là, la fede è palpabile, in particolar modo durante la Messa, vi è una partecipazione corale entusiasmante, anche il corpo fa la sua parte muovendosi a ritmo di musica, tutta la persona, spirituale e fisica è coinvolta. Anche nella vita quotidiana si può osservare questa fede, nei piccoli gesti, nelle case e nell’accoglienza di coloro che ci credono.
Là, l’ingiustizia la si nota nella gestione politica e civile di chi governa.
Là, il tempo è tanto, è lungo, le attese sembrano interminabili se non impari a coglierne il significato, in silenzio, coinvolgendo mente e cuore, per trovare te stesso e viverlo come un dono.
Là, l’amore si manifesta dietro ogni persona, gesto, parola e preghiera.
Là, dove c’è tanto da osservare, ma non è facile saper guardare, una cultura e un mondo diverso dal nostro. Sono tante le maschere che ho indossato, ho camminato rispettosamente in punta di piedi, portando una corazza che si è irrobustita passo dopo passo.
Come le api con i fiori, che prendono il polline per fare il miele, così prendo il meglio di questi 30 giorni, mi lascio guidare dai segni, e con un gesto di umana maternità concludo la mia esperienza. E ogni volta che ci penso, una strana fitta allo stomaco mi ricorda che è reale, questa è l’Africa, questa è la mia Africa.
“Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”

Condividi su: