Scritto da Lorenzo Bertoni

Durante il mese di Agosto ho avuto l’immensa fortuna di vivere ventiquattro giorni all’interno dello Smiling Children Town, una comunità per ex bambini di strada che ora cercano di lasciarsi alle spalle il passato per guardare ad un futuro migliore, situata a Soddo, Ethiopia. I ragazzi che vivono al suo interno sono circa un centinaio di età compresa tra i sei ed i diciassette anni. Tutti provengono dalla strada e questo è ben visibile specialmente nei visi e nei comportamenti dei “Nuovi arrivati” poiché seguono le dinamiche della strada e non comprendo ancora che una carezza non può far male. All’interno del centro lavorano gli educatori, il responsabile del centro, un infermiere e uno psicologo e poi ci siamo stati noi, gli educatori senza frontiere, che per un mese abbiamo condiviso tutto, con loro e con i ragazzi. Le giornate al centro passavano veloci ma sempre cariche di emozioni nuove e spesso indescrivibili. Con i ragazzi abbiamo svolto diverse attività:  teatro, biodanza, le esfiadi (le olimpiadi di ESF),  giocoleria, il laboratorio delle emozioni, la casa dei sogni, l’albero delle mani e la visione di film. Ognuna con una propria finalità e degli obbiettivi specifici.

Un’attività dopo l’altra, un gioco dopo l’altro, una danza dopo l’altra, ci accorgevamo di essere immensamente diversi e allo stesso tempo simili uno all’altro, ed era già sera, come se i minuti e le ore fossero ritmati dalla melodia dei nostri cuori che battevano all’unisono. Si, una melodia…..

Perché tutto all’interno dello Smiling Children Town era avvolto da una melodia che ci avvolgeva e ci faceva vivere. Ogni attimo, ogni battito, ogni singolo secondo è stato pieno di felicità. Questi ragazzi mi hanno trasmesso una forza che mi è difficile esprimere a parole, ogni giorno mi portavano a dare il meglio di me, a lasciare ogni singola particella della mia persona su quella terra rossiccia che ti entrava nelle scarpe e nel cuore.

Quanta speranza nel futuro ho potuto ammirare e quanto amore gratuito ricevere e dare, un amore talmente grande che a volte persino mi imbarazzava per la sua intensità.

Emozioni che ho potuto incanalare nella scrittura del mio diario di viaggio.

“La giocoleria è una forma di arte e tutto quello che è arte ed è bello, porta inevitabilmente altra bellezza, perché la povertà può essere anche nelle piccole cose e nel pensiero”

“Appena finita l’attività di teatro, sono senza parole e l’emozione è troppo forte. Una connessione e uno spirito vitale senza paragoni, sebbene la lingua per me sia spesso un ostacolo, oggi mi sono sentito parte dell’umanità, in simbiosi con ragazzi completamente diversi da me ma così uguali. Le emozioni si sono susseguite come a ritmo di tamburo e quando è cessato, come d’incanto, ci siamo svegliati in un silenzio assordante che urla più di mille parole, come a voler dire  “Ci siamo anche noi, io e te siamo uguali” e cos’è la vita se non questo…. Provare emozioni impossibili da immaginare figuriamoci da sentire. Ogni esercizio è stato eseguito con una tale fratellanza che sono commosso. Come possiamo non capire che è questa sensazione d’amore la cosa più importante e che la vita non dovrebbe prescindere da questo, a volte ce ne dimentichiamo ma oggi me ne sono ricordato e non posso che esserne grato. Le mie mani sono sporche perché è solo sporcandosele che si intessono relazioni e si entra in contatto con il prossimo.

“Gli ho messo la mano sul petto per evitare che bisticciasse con gli altri bambini. Ho sentito il suo cuore battere forte come se ripartisse dopo anni in cui è sopravvissuto in strada senza però vivere provando emozioni. I nostri cuori hanno battuto all’unisono per un breve periodo di tempo ma che è significato molto. Armonia nella complicità, due flussi che si uniscono per formarne uno più grande ed importante. Come un grande lago non potrebbe essere tale senza i propri immissari, così è per me la pratica educativa. Dalla finestra vediamo dei bambini guardarci,  mentre stanno tagliando un albero con un’ascia di legno e lavorando come adulti, si danno il cambio per far riposare il loro anziano padre. Quanta differenza in pochi metri, quanta ingiustizia e bellezza nello stesso tempo.”

Il gruppo è stato fantastico, senza di loro non avrei mai potuto vivere in maniera tanto intensa questo viaggio e per questa ragione non posso che ringraziare una ad una le mie compagne di viaggio perché sono veramente speciali.

Ora che i giorni si accumulano e che la routine prende nuovamente il sopravvento capisco ancora di più quello che questo viaggio mi ha lasciato dentro. Quante cose ho potuto imparare, quanta bellezza ammirare e quanti dubbi incontrare…

 

 

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