Scritto da Gabriella Ballarini

Scrive sul tavolo Eleonora, scrive concentrata e tutte le parlano, le chiedono se stia scrivendo un componimento, un tema, ma lei non risponde, scrive tutto il foglio, scrive grande e piccolo e fa i cuori e anche un disegno. Ringrazia tutti, le sue compagne e anche chi ha reso possibile il progetto, ad un certo punto dice: “ho bisogno di tutto questo accanto”.

Questo è Officina Ragazzi, un progetto promosso dalla Fondazione Centri Giovanili don Mazzi in collaborazione con Fondazione Exodus, Educatori senza Frontiere e Educare Oggi e finanziato da Fondazione Comunità Mantovana.

Abbiamo trascorso due splendide giornate con due gruppi di ragazzi e ragazze al Moe’s di Cavriana (MT). Due giornate intense in cui abbiamo cercato di ascoltarci, guardarci e vederci, anche quando avevamo gli occhi bendati. Abbiamo sfidato chi addita, abbiamo bandito la solitudine e, soprattutto, raccontato la nostra paura di sentirci soli. “Quando sono nella mia cameretta e non c’è nessuno con me, io mi sento sola”.

Abbiamo accarezzato il buio e lo abbiamo temuto, ci siamo affidati alle nostre guide e abbiamo superato gli scalini e il senso di vuoto.

L’adolescenza è un tempo prezioso, in questo tempo sospeso che ho passato con queste ragazze e ragazzi mi sono chiesta se ce lo ricordiamo ancora che l’adolescenza sia il punto di partenza, il trampolino che può saltare solo l’atleta allenato, ma nessuno nasce allenato, no?

Le ore passate con Federica, Eleonora, Luca, Davide e tutti gli altri, mi hanno restituito l’adolescenza, mi hanno ridato il peso delle parole. Ho letto nella loro gratitudine, anche la mia. Abbiamo tutti bisogno di una possibilità, tutti meritiamo di essere allenati al trampolino, tutti meritiamo un trampolino.

Mentre eravamo insieme, durante il pranzo, una ragazza mi ha detto: “ci hanno messe tutte insieme perché noi siamo le ragazze difficili” ho sorriso. Credo di aver risposto: “che fortuna essere le ragazze difficili, se significa essere come voi”, non so se l’ho detto o l’ho solo pensato, se non l’ho detto, ho sicuramente perso un’occasione.

Ecco, noi adulti abbiamo il dovere di non perdere nemmeno un minuto, nemmeno un’occasione. Anche da questo treno che da Peschiera mi riporta a Milano non ho il diritto di perdere l’occasione di tirar fuori le parole e chiedere a me stessa di incorniciare questi incontri.

L’adolescenza è un tempo prezioso, che mi insegna a guardarmi attorno e metter via le domande giuste, quelle che mi fanno crescere, per essere diversamente adulta, diversamente educatrice.

 

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