Scritto da Elisa Frezza

“Ci piacerebbe conoscervi e giocare con voi, ma siete così lontani…”, scrivono i bambini di San Martino al Cimino. “Noi vorremo venire da voi, oppure dovreste venire tutti qui, così possiamo diventare amici”, rispondono i bambini del Madagascar.

Ho la pelle d’oca ogni volta che rileggo le letterine che gli alunni delle due Scuole dell’Infanzia si sono scritti in questi mesi. Ci siamo scambiati foto, disegni, racconti, bandiere dei rispettivi paesi. Qui in Italia abbiamo cercato di raccontare com’è diversa la vita dei bimbi in Madagascar, abbiamo insistito sul fatto che sanno giocare con niente, che spesso alla loro stessa età già lavorano, che non hanno tanti vestiti e scarpe, così come li hanno i bimbi italiani. Che la loro casa è costituita di un’unica stanza, che non c’è il rubinetto, come da noi, e che devono andare al pozzo o al fiume e caricare pesanti secchi sulla testa se vogliono lavarsi e bere.

Abbiamo voluto che assaggiassero un pochino il sapore della povertà, di quella povertà che non conosciamo e che capissero il valore delle cose che abbiamo e del bello che ci circonda, soprattutto pensando agli affetti, prima che alle cose che possiedono. Abbiamo cercato di fare un po’ di educazione ai consumi, insegnando loro che non si deve sprecare, che bisogna rispettare le cose e le persone, che è bene apprezzare quello che si ha.

Ma i nostri piccoli alunni sono andati oltre, perché mentre noi grandi volevamo forse mettere troppo in luce l’aspetto della povertà, loro hanno visto in questi bambini degli amici a distanza che desiderano incontrare. Si sono disegnati insieme a loro utilizzando il pastello rosa per la propria pelle e quello marrone per la loro. Ci hanno chiesto se fosse possibile fare una delle nostre solite uscite didattiche con lo scuolabus per andare a trovarli. Non è facile spiegare la distanza a bambini così piccoli, ma ci abbiamo provato.

“Vorrei poterti vedere e abbracciarti forte” ha voluto che scrivessi Aurora, nel disegno che abbiamo spedito ai piccoli alunni della Scuola di Ambalakilonga.

Il mio sogno da insegnante e da “educatrice senza frontiere” è che un giorno Aurora salga su un aereo e voli davvero verso il Madagascar o verso qualsiasi altro paese del sud del mondo, per andare a toccare con mano come si vive in posti così lontani, per conoscere i luoghi di quelli che un giorno sono stati i suoi amici a distanza che tanto fortemente desiderava incontrare.

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